AGI - Passa in Aula alla Camera l'impegno al governo, contenuto nella mozione presentata dal Partito democratico sul conflitto in corso in Medio Oriente, "a sostenere ogni iniziativa volta a chiedere un immediato cessate il fuoco umanitario". Sul punto il governo si era rimesso all'Aula e i deputati del centrodestra al momento del voto si sono astenuti.
In precedenza la segretaria Pd, Elly Schlein, e la presidente della Consiglio, Giorgia Meloni, avevano avuto una conversazione telefonica. "Noi abbiamo votato a favore della mozione del M5s e loro hanno votato a favore della nostra. Devo dire che ad esclusione di qualche punto avevano votato a favore anche della nostra precedente mozione sull'Ucraina", ha commentato la segretaria del Pd, Elly Schlein, conversando con i cronisti in Transatlantico.
"Altri punti" della mozione del Pd "non sono passati e noi continueremo ad insistere a partire dal riconoscimento dell'Ue dello Stato di Palestina che riteniamo necessario tanto più di fronte al primo capo israeliano che nega esplicitamente questa prospettiva", ha aggiunto Schlein.
Intanto cresce la pressione internazionale su Israele affinché desista dal lanciare una massiccia operazione militare a Rafah, nel Sud della Striscia di Gaza. Dopo la presa di posizione del Regno Unito e del capo della diplomazia europea, Josep Borrell, anche gli Usa invitano apertamente il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, a fermare i piani di attacco e si oppongono a un'operazione su larga scala senza uscita per i civili che si trovano nella città al confine chiuso con l'Egitto.
Biden riceve alla Casa Bianca il re di Giordania
Il presidente Usa Joe Biden, durante un incontro alla Casa Bianca con il re di Giordania, Abdullah II, ha detto che una operazione a Rafah sarebbe inaccettabile senza un piano "credibile" per proteggere la popolazione palestinese come precondizione per qualsiasi offensiva. "Non possiamo permettere un attacco israeliano a Rafah", dove la situazione umanitaria è già "insopportabile", ha detto lo stesso Abdullah II, che ha sollecitato "un cessate il fuoco duraturo e immediato" nella Striscia di Gaza.
Anche la Cina ha esortato Israele a fermare l'operazione militare a Rafah "il più presto possibile" e ha avvertito che c'è il rischio di un "grave disastro umanitario" se i combattimenti non si fermeranno.
Piantedosi: "Allarme già al livello massimo"
La guerra in Medio Oriente ha fatto innalzare il livello di allarme in Italia? Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, a margine del 75esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Israele, ha risposto: "Il livello di allarme è già al massimo livello. Nessun allarme specifico, ma molta attenzione".
Media, progressi nelle trattative sugli ostaggi
Intanto si continua a lavorare a un accordo di tregua tra Israele e Hamas, che includa un nuovo rilascio di ostaggi: il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronan Bar e il tenente generale dell'IDF, Nitzan Alon sono al Cairo per un incontro con il direttore della CIA William J. Burns, il direttore dell'intelligence egiziana Abbas Kamel e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdul Rahman Al-Thani, fanno sapere fonti israeliane. Durante l'incontro si discuterà degli sforzi per liberare altri ostaggi dalla prigionia di Hamas. Secondo fonti libanesi riprese da Haaretz anche una delegazione di Hamas guidata da Yahya Sinwar si trova nella capitale egiziana per incontrare il capo dell'intelligence egiziana.
Al momento Netanyahu rimane fermo sulla sua posizione espressa già diversi giorni fa: il primo ministro israeliano ha ordinato all'esercito di preparare un'offensiva su Rafah dove secondo l'ONU è attualmente concentrata più della metà della popolazione di Gaza. "Dobbiamo mantenere la pressione militare fino alla vittoria totale" contro Hamas, di cui Rafah è "l'ultimo bastione", per liberare "tutti gli ostaggi, ha detto Netanyahu.
Una fonte straniera a conoscenza dei negoziati sugli ostaggi ha affermato che "si può dire con certezza che ci sono stati dei progressi" negli ultimi giorni, scrive il quotidiano Haaretz. Secondo la fonte gli incontri sono stati costruttivi e c'è ottimismo tra le persone coinvolte nelle trattative riguardo alla possibilità di consolidare l'accordo.
"Hamas e le altre fazioni stanno aspettando l'esito degli incontri del Cairo. Hamas è aperta a discutere qualsiasi iniziativa che metta fine all'aggressione e alla guerra", ha detto alla France Press un funzionario del gruppo islamista.
Tajani: la reazione di Israele è sproporzionata, troppe vittime
La reazione di Israele a Gaza è "sproporzionata" e "ci sono troppe vittime che non hanno nulla a che fare con Hamas". Lo ha detto, intervenendo su Radio Uno, il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Secondo il vicepremier, Israele dovrebbe "evitare rappresaglie contro la popolazione civile palestinese". "Non credo che ci sia genocidio - ha aggiunto commentando le parole di denuncia del cantante Ghali a Sanremo - Ma certo Israele sbaglia perché sta provocando troppe vittime civili. Bisogna puntare alla liberazione degli ostaggi e far sì che cessi la violenza degli attacchi israeliani".
Un immenso capo profughi
Di fronte al timore internazionale di un'offensiva militare su larga scala, Netanyahu ha affermato che Israele aprirà "un passaggio sicuro" affinchè la popolazione possa lasciare Rafah, senza specificare dove si fermerà. "Dove li evacueranno? Sulla Luna?", ha risposto da Bruxelles il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell. Anche l'ONU è contraria a "uno spostamento forzato della popolazione" a Rafah, ha avvertito il portavoce del segretario generale dell'organizzazione. La prospettiva di un'offensiva è "terrificante", ha detto l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Turk, mentre il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan si è detto "profondamente preoccupato" per la sorte dei civili. Domenica Hamas ha avvertito che un'offensiva a Rafah avrebbe fatto saltare qualsiasi accordo sugli ostaggi.
Rafah, trasformata in un immenso campo profughi dopo l'esodo della popolazione palestinese dal nord della Striscia, è il principale punto di ingresso degli aiuti umanitari a Gaza: aiuti considerati comunque insufficienti a coprire i bisogni della popolazione che vive "in condizioni prossime alla carestia", secondo il Programma alimentare mondiale.