AGI - L'emblematica basilica di Nazareth è vuota, i ristoranti, i negozi e i mercati circostanti, che vivono dell'afflusso di pellegrini, sono chiusi come gli alberghi della città vecchia. La guerra di Israele nella Striscia di Gaza ha gettato l'industria del turismo del Paese in una nuova crisi mentre iniziava a emergere dalla pandemia di Covid-19. "Credevamo che l'afflusso di turisti potesse essere buono tra la fine di settembre e l'inizio di ottobre", ha affermato Marwa Taha Abu Rani, direttrice di Fauzi Azar, una guest house gestita dal gruppo Abraham Hostel. Ma con la guerra tutte le prenotazioni sono state cancellate.
L'economia di Nazareth, strettamente dipendente dall'afflusso di pellegrini cristiani, la rende un punto di riferimento per l'intera industria turistica israeliana. E alla fine di gennaio, periodo morto del calendario turistico, la citta' era ancora più vuota del solito. Secondo il Ministero del Turismo, l'industria del turismo rappresenta circa il 3% del PIL e impiega direttamente circa 200.000 israeliani. Il Paese prevedeva di accogliere 5,5 milioni di visitatori nel 2023, un milione in più rispetto al record del 2019. Ma il 7 ottobre la situazione è cambiata.
Il turismo straniero è evaporato subito dopo l'attacco, accelerato dalla cancellazione dei voli per Israele da parte della maggior parte delle compagnie aeree straniere, lasciando senza lavoro guide turistiche, personale alberghiero, autisti di autobus e altri dipendenti del settore. Secondo il ministero, nel 2023 solo tre milioni di turisti hanno visitato il Paese.