AGI - Era il 20 gennaio 2009 e una folla sterminata, accalcata di fronte il Campidoglio, a Washington D.C., ascoltava commossa il celebre discorso d'insediamento di Barack Hussein Obama, il carismatico primo presidente nero della nazione americana. Oggi ricorre il 15mo anniversario di un momento definito in tutto il mondo 'storico': l'arrivo alla Casa Bianca di un giovane presidente che stava prendendo per mano l'America invitandola a rialzarsi, a credere in sé stessa e nella forza del suo essere diversa e unica.
Il discorso d'insediamento di Obama mandò in visibilio un numero record di persone accorse nella Capitale Usa da tutto il paese: almeno due milioni di americani anche se nessuno riusci mai a confermare il dato (impossibile!) La grande recessione era riuscita a piegare anche l’economia americana, l’industria automobilistica dava segni di cedimento, un'altra crisi sembrava dietro l'angolo sulla scia di due guerre - in Iraq e Afghanistan - in cui la prima potenza del mondo si era evidentemente impantanata.
Eppure i media americani più progressisti - fino a ieri focalizzati sui sussulti di una campagna elettorale al vetriolo tra democratici e repubblicani - oggi s'interrogano su come sia stato possibile, "in soli quindici anni", trasformare quella 'Terra Promessa', dove realizzare sogni e speranze di un futuro migliore, descritta nello storico discorso d'insediamento di Obama, al Paese impaurito dalla diversità e insicuro dell'avvenire che reclama, con l'ex Presidente Donald Trump, un'America capace di essere ancora grande ('Make America Great Again').
"Nel panorama della storia - scrive Cnn - 15 anni non sono tanti, eppure quell'evento sembra essere avvenuto in un altro tempo, in un'altra America".
Dell'euforica esplosione di gioia di quel giorno, tuttavia, resta un ricordo molto nitido in tantissimi americani. Gli stessi che quest'anno, a novembre, dovranno eleggere il 47mo Presidente degli Stati Uniti.
Secondo sondaggi recenti, citati da Cnn ogg, la maggioranza degli americani ritiene che il Paese (dal 2021 guidato da Joe Biden) sia sulla strada sbagliata. E ad esser pessimisti non sono solo i seguaci di Trump e delle sue idee: "anche a sinistra ora c'è chi crede che la speranza è per gli idioti, che il razzismo è nel Dna dell’America e che la supremazia bianca è un tratto immutabile del Paese". Sondaggi che confermano - conclude l'emittente americana - che "la paura mobilita molto più della speranza".