AGI - Il primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha salvato una delle situazioni più complicate del suo mandato, ottenendo il sostegno della maggioranza conservatrice per portare avanti la sua controversa legge per deportare immigrati in Ruanda. Nonostante più di 60 deputati conservatori avessero votato emendamenti contrari agli orientamenti del governo, il testo è stato infine approvato senza difficoltà in terza lettura grazie al sostegno di 320 deputati, contro 276 voti negativi.
Il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha commentato: "La politica del Ruanda è sempre stata crudele, disumana e impraticabile, perseguita da un governo debole, concentrato sugli interessi di partito piuttosto che sull'interesse nazionale. Abbiamo bisogno di elezioni generali in Gran Bretagna adesso".
Nonostante un comodo vantaggio di 44 voti, almeno undici conservatori si sono espressi contro il disegno di legge nella sua interezza, tra i quali anche esponenti della linea dura come l'ex ministro degli Interni Suella Braverman e l'ex segretario di Stato per l'Immigrazione Robert Jenrick.
Sunak ha fatto di questa legge, proposta per la prima volta dal suo predecessore Boris Johnson nel 2022, un aspetto centrale del suo mandato, poiché ritiene che gli consentirebbe di realizzare una delle sue cinque promesse: porre fine all'arrivo di immigrati senza documenti su piccole imbarcazioni attraverso la Manica. Critiche aspre dall'opposizione che non ritiene il paese africano un luogo sicuro dove rimandare gli immigrati.
In base alla nuova legge, gli immigrati che entrano illegalmente in territorio britannico potrebbero essere deportati in Ruanda, che in cambio riceve un'ingente somma di denaro. Nel 2022, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ordinato di bloccare all'ultimo minuto diversi voli verso il Ruanda che trasportavano migranti, nonostante il via libera dei tribunali britannici. Per il governo si è aperto un nuovo fronte di conflitto con i sindacati dei dipendenti pubblici, che sostengono di non poter essere costretti a ignorare deliberatamente un'istruzione della Corte europea dei diritti dell'uomo, il che costituirebbe una violazione del diritto internazionale.