AGI - Gli Stati Uniti hanno lanciato nuovi attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen. A rilanciare le azioni di Washington nel Golfo è stata la Cnn. L'obiettivo della nuova operazione, secondo quanto invece scrive il New York Times, sarebbe stato un impianto radar nel Paese.
Una fonte del Pentagono ha spiegato che il nuovo attacco intende limitare la capacità degli Houthi di mettere nel mirino le navi in transito nel Mar Rosso, completando le operazioni di bombardamento iniziate venerdì.
Questo attacco è stato condotto dalla Uss Carney (DDG 64) con missili Tomahawk da attacco terrestre ed e' stato un'azione successiva su un obiettivo militare specifico associato agli attacchi effettuati il 12 gennaio per ridurre la capacita' degli Houti di attaccare i trasporti marittimi, compresi quelli commerciali"
Ci sarebbe anche la base aerea di Al-Dailami, a Sanaa, tra i target della nuova offensiva. Lo riferisce il corrispondente dalla capitale yemenita di Al-masirah, canale televisivo fondato e di proprietà del movimento ribelle.
"Ci assicureremo di rispondere agli Houthi se loro continueranno questo comportamento vergognoso". Queste invece le parole del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, rispondendo a una domanda dei giornalisti che chiedevano se gli Stati Uniti continueranno il bombardamento e anticipando di fatto ciò che è avvenuto nella notte di sabato.
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La reazione russa
Una "flagrante aggressione" e un "attacco massiccio" sul "territorio dello Yemen". Così il rappresentante russo al Consiglio di Sicurezza, Vassili Nebenzia, ha definito l'offensiva di Stati Uniti e Regno Unito contro i ribelli Houti sostenuti dall'Iran.
"Questi Stati hanno tutti effettuato un attacco massiccio sul territorio yemenita. Non sto parlando di un attacco a un gruppo all'interno del Paese, ma di un attacco alla popolazione del Paese nel suo complesso", ha affermato Nebenzia, denunciando l'uso di "aerei", "navi da guerra" e "sottomarini".
Nuovi attacchi all'orizzonte
Se gli Houthi dovessero attaccare ancora "possono aspettarsi ulteriori attacchi dalla coalizione a guida americana, che sicuramente ha ora ottime informazioni di intelligence sulle loro basi, sui depositi di stoccaggio, le postazioni di lancio e cosi' via". A dirlo, in un'intervista al Corriere della Sera, è il generale americano David Petraeus.
Gli Houthi hanno già detto che risponderanno, è probabile che vedremo nuovi attacchi da parte loro. Ma non sappiamo ancora l'entità dei danni inflitti al loro arsenale di missili e droni. I raid sono stati significativi: ben piu' di 100 munizioni contro una sessantina di obiettivi in 16 diversi siti. E il danno dev'essere stato considerevole, anche se sospetto che il processo di valutazione dell'impatto delle bombe sia ancora in fase di finalizzazione"
Petraeus ha quindi sottolineato i rischi di un'escalation: "Dipendono più che altro da azioni specifiche e valutazioni in quelle aree anziché da quello che sta avvenendo nel Mar Rosso. Continuo a dubitare che l'Hezbollah libanese voglia provocare una azione più ampia da parte di Israele, dopo il modo in cui è stata martellata nel 2006. Ma il potenziale per l'escalation c'è, come pure in Iraq e in Siria".
Quanto durerà la guerra a Gaza?
"Molti, molti mesi" ha risposto Petraes. "Dipenderà da quale sarà la riduzione delle forze israeliane che svolgono le operazioni per distruggere Hamas, smantellarne il ramo politico, salvare gli ostaggi. Tutto ciò, in un contesto urbano estremamente difficile e contro un nemico che non indossa uniformi, che usa i civili come scudi umani, che tiene in mano oltre 100 ostaggi e ha centinaia di miglia di tunnel e di strutture sotterranee in aree urbane densamente popolate".
Cosa farà l'Italia?
"L'Italia sostiene le operazioni dei Paesi alleati, che hanno il diritto di difendere le proprie imbarcazioni, nell'interesse dei flussi commerciali globali e dell'assistenza umanitaria". A sera palazzo Chigi dirama una nota per ribadire che il governo appoggia pienamente gli sforzi dei Paesi membri delle Nazioni Unite per assicurare la libera e sicura navigazione nelle acque del Mar Rosso.
Sull'attacco di Stati Uniti e Gran Bretagna contro gli Houti in Yemen non è stato mai chiesto all'Italia di partecipare agli attacchi, hanno assicurato già questa mattina fonti dell'esecutivo. L'Italia non ha sottoscritto il documento degli Stati Uniti e di conseguenza a Roma - viene spiegato - non è stato chiesto di partecipare all'offensiva. Il governo è stato informato con largo anticipo dell'attacco. Del resto, è stato fatto subito notare, il nostro Paese non avrebbe potuto partecipare ad alcuna iniziativa senza l'ok del Parlamento.
Tajani: "L'Italia non può partecipare senza l'ok delle Camere"
Una tesi illustrata anche dal ministro degli Esteri Tajani: "C'è una iniziativa americana e britannica, riteniamo che sia legittimo, però l'Italia non può partecipare a missioni di guerra" se non c'è l'ok delle Camere. Il responsabile della Farnesina ha sottolineato come si stia lavorando nella zona ad una nuova missione europea più ampia.
"Italia e Francia hanno già chiesto in sede Ue l'allargamento della missione Atalanta", ha osservato. "L'Italia condanna con fermezza i ripetuti attacchi degli Houthi a danno di navi mercantili nel Mar Rosso e conferma il proprio deciso sostegno al diritto di libera e sicura navigazione, in linea con le norme Internazionali", recita la nota di palazzo Chigi.
L'Italia - si legge ancora nella nota - accoglie con favore l'approvazione della Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite 2722 (2024) del 10 gennaio 2024 e sostiene pienamente gli sforzi dei Paesi membri delle Nazioni Unite per assicurare la libera e sicura navigazione nelle acque del Mar Rosso. Sono da condannare le ripetute violazioni dell'embargo di armi stabilito dalla Risoluzione 2216 (2016) e si fa appello a tutti i Paesi membri delle Nazioni Unite affinché le restrizioni imposte siano rispettate".
"È essenziale garantire la sicurezza del Mar Rosso, prevenendo e contrastando azioni di destabilizzazione che non sono nell'interesse né degli attori locali, né della comunità internazionale. È fondamentale - conclude Palazzo Chigi - evitare un ulteriore innalzamento del livello di tensione nella regione".