AGI - Israele sul banco degli imputati a L'Aia per genocidio: la Corte internazionale di giustizia, il massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, esaminerà a partire da oggi il ricorso presentato dal Sudafrica che chiede "misure provvisorie urgenti" contro lo stato ebraico per la conduzione della guerra a Gaza.
Secondo l'accusa, Israele sta commettendo un genocidio nella Striscia e il Sudafrica chiede al tribunale delle Nazioni Unite di agire urgentemente "per proteggere da ulteriori, gravi e irreparabili danni ai diritti del popolo palestinese derivanti dalla convenzione sul genocidio, che continua a essere violata impunemente".
Nella sua richiesta scritta di 84 pagine, il Sudafrica ha dichiarato che "gli atti e le omissioni di Israele" "hanno carattere genocida perché sono intesi a provocare la distruzione di una parte sostanziale del territorio palestinese". Israele, firmatario della Convenzione internazionale contro il genocidio del 1948, respinge le accuse come 'diffamanti' e presenterà i dettagli della sua difesa a partire dal 12 gennaio.
"La giustizia sarà messa alla prova oggi, chiediamo alla Corte di respingere ogni pressione e di prendere la decisione di criminalizzare l'occupazione israeliana e di fermare l'aggressione a Gaza". Lo ha affermato l'esponente di Hamas, Sami Abu Zuhri, riferendosi proprio all'indagine della Corte dell'Aia. Il funzionario, scrive la stampa dello Stato Ebraico, ha aggiunto che Hamas sta seguendo i procedimenti della Corte Mondiale con grande interesse.
Dal canto loro, i leader israeliani hanno già affermato che le tesi del Sudafrica distorcono il significato di genocidio e lo scopo della convenzione. Le accuse dovrebbero essere rivolte invece contro Hamas, organizzazione terroristica etichettata a livello internazionale la cui distruzione è l'obiettivo della campagna militare israeliana a Gaza.
Le decisioni della Corte sono generalmente vincolanti, sebbene il tribunale dell'Onu abbia pochi mezzi per farle rispettare. Nel 2004, la Corte ha emesso un parere non vincolante secondo cui la costruzione da parte di Israele della barriera di sicurezza all'interno del territorio della Cisgiordania occupata era illegale e doveva essere smantellata, ma vent'anni dopo, il sistema di mura e recinzioni è ancora in piedi.
L'esercito israeliano insiste sul fatto che sta portando avanti la guerra in linea con il diritto internazionale. I funzionari sottolineano i messaggi, inviati con vari mezzi, che dicono ai civili di Gaza di evacuare in aree più sicure prima dei bombardamenti, e dicono che stanno lavorando costantemente per aumentare la quantità di aiuti che entrano nella Striscia.
Cosa chiede il Sudafrica
Il bilancio delle vittime a Gaza, dice Israele, è attribuibile in parte all'uso da parte di Hamas di aree residenziali e strutture civili, comprese scuole e ospedali, per lanciare attacchi, immagazzinare armi e nascondere i combattenti. I casi di genocidio, notoriamente difficili da dimostrare, possono richiedere anni per essere risolti, ma il Sudafrica chiede alla Corte di attuare rapidamente "misure provvisorie" e di "ordinare a Israele di cessare di uccidere e di causare gravi danni mentali e fisici al popolo palestinese a Gaza".
Si chiede inoltre a Israele di provocare la distruzione dei palestinesi come gruppo e fermare le restrizioni sugli aiuti e le direttive di evacuazione. Israele ha reagito in maniera netta alle accuse, definendole "prive di fondamento" e "diffamanti". Tel Aviv sostiene di avere agito per legittima difesa, per proteggere gli israeliani distruggendo Hamas. Anche secondo gli Usa le accuse sono "prive di fondamento".
La difesa di Tel Aviv
Prima della richiesta del Sudafrica, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha pubblicato un video in cui affermava che Israele sta combattendo Hamas, non la popolazione palestinese, e sta agendo nel pieno rispetto del diritto internazionale. "Israele non ha intenzione di occupare permanentemente Gaza o di sfollare la sua popolazione civile", ha detto il premier israeliano.
Israele dovrebbe presentare la sua linea difensiva da venerdì: linea sviluppata dai ministeri della giustizia e degli esteri israeliani in collaborazione con avvocati privati.
La squadra di difesa israeliana sarà guidata da Gilad Noam, vice procuratore generale per le questioni internazionali, e sarà affiancato dal consulente legale del Ministero degli Esteri e da altri avvocati. Del team israeliano fa parte anche il professor Malcolm Shaw, un esperto britannico di diritto internazionale di fama mondiale, che in passato è comparso presso la Corte mondiale dell'Aia.