AGI - Il conflitto in Medio Oriente sta infiammando in questi giorni il Mar Rosso. La reazione Usa nei confronti degli Houthi ha fatto finire l'area sotto i riflettori, tuttavia non si tratta dell'unica regione a rischio di precipitare in un conflitto che non è più limitato alla Striscia di Gaza. Gli Hezbollah libanesi hanno intensifcato le operazioni militari dirette a colpire Israele e promettono che 'l'asse di resistenzà colpirà ancora.
In Iraq le milizie sciite giurano ritorsioni nei confronti della missione americana nel Paese e in Siria. Dietro le quinte l'Iran, vicino sia ad Hezbollah che alle milizie sciite in Iraq, oltre che sponsor degli Houthi. Teheran parla di "attacchi arbitrari" che "alimentano l'instabilità della regione" e minaccia ritorsioni nei confronti delle navi americane e britanniche che si avvicineranno alle proprie acque.
- LIBANO
Sebbene al momento appare difficile che Israele e il Paese dei cedri entrino in guerra è innegabile che il Libano costituisca già un secondo fronte del conflitto. Un conflitto nel conflitto i cui antagonisti sono gli sciiti di Hezbollah e lo Stato ebraico. L'assassinio a Beirut del numero due del braccio politico di Hamas, Saleh al Rouri, a inizio gennaio, ha scatenato la rabbia del leader del movimento, Hassan Nasrallah.
Sei giorni dopo la stessa sorte è toccata a Wissam al Tawil, numero due delle milizie Radwan, corpo scelto degli Hezbollah libanesi. Nasrallah ha giurato vendetta, ma piuttosto che dichiarare guerra totale, è orientato a colpire Israele ai fianchi, intensificando lo scambio di razzi che ha caratterizzato le prime settimane del conflitto. Il giorno dopo l'assassinio di al Tawil un attacco Hezbollah ha colpito un centro di comando militare israeliano oltre confine, a Safad.
Secondo il leader sciita gli attacchi Hezbollah dall'inizio del conflitto sono stati 670, 494 gli obiettivi israeliani colpiti, tra cui insediamenti illegali, postazioni militari e stazioni di monitoraggio. Nasrallah non può permettersi di trascinare l'intero Paese nel conflitto. Hezbollah e un partito politico e il Libano versa in disastrose condizioni economiche. Tuttavia, in un recente discorso, ha annunciato che "l'asse di resistenza", composta non solo da Hamas, ma da tutta una minigalassia di gruppi minori, ha già nel mirino nuovi obiettivi.
Non ci saranno risposte eclatanti, ma piccole operazioni mirate a colpire obiettivi strategici. Le difficoltà dell'esercito israeliano a Gaza spingono Hezbollah a intensificare la propria campagna militare e puntare a Shebaa e Ghajar, località sotto occupazione israeliana che il Libano reclama.
Nasrallah intanto in patria canta vittoria, non solo gli attacchi hanno costretto Israele a dividere le proprie forze e inviare decine di migliaia di militari al confine libanese, ma anche a ricollocare 230 mila coloni e civili. Una circostanza che ha creato polemiche nello Stato ebraico e fatto aumentare la pressione sul governo del premier Benjamin Netanyahu.
- IRAQ
Gli attacchi della task force a guida Usa nei confronti degli Houthi hanno scatenato anche le minacce di milizie sciite vicine all'Iran e attive in Iraq, che annunciano ritorsioni nei confronti della missione americana in Siria e Iraq. Il movimento di resistenza Islamica dell'Iraq ha dichiarato che "se gli attacchi continueranno la reazione non tarderà ad arrivare". Una minaccia concreta, alla luce del fatto che lo stesso movimento ha rivendicato una serie di attacchi sferrati nei confronti delle truppe e basi americane in Siria e Iraq nelle prime settimane del conflitto.
Una svolta in Iraq si è avuta dopo che gli Stati Uniti hanno ammesso di aver ucciso Abu Taqwa, capo della milizia irachena Harakat al Nujaba, responsabile di diversi attacchi nei confronti delle postazioni e basi americane in Iraq. L'attacco Usa ha però scatenato la reazione dei governo iracheno, al punto che il primo ministro Mohammed Shia al-Sudani ha annunciato una commissione parlamentare congiunta che ponga fine alla missione americana nel Paese.
Un colpo da incassare e gestire per gli Usa, che rischiano di pagare il sostegno a Israele perdendo i propri avamposti nella regione. Una prospettiva che ingolosisce non poco l'Iran.
- IRAN
Lontano dal costituire un fronte aperto del conflitto, il Paese degli ayatollah ha però influenza e conosce le trame degli Houthi, di Hezbollah e delle milizie irachene, oltre ad essere vicino al governo di Baghdad. Quello iraniano non è un fronte del conflitto in cui le armi sono state imbracciate, ma continua ad agitare le acque. Gli ayatollah si muoversi dietro le quinte e con l'apertura del fronte del Mar Rosso il rischio di una nuova escalation è sempre più concreto.
Teheran ha condannato i bombardamenti subiti in queste ore dagli Houthi. Il regime degli ayatollah aveva già annunciato di avere pronto un corpo speciale della marina formato da 50 mila effettivi, soldati provenienti dal corpo dei pasdaran "pronti a garantire la sicurezza del territorio marittimo dell'Iran". Una reazione che fa salire alle stelle la probabilità che le navi da guerra iraniane incrocino americani e britannici causando una nuova escalation.