AGI - L'Ecuador ha vissuto una giornata di terrore e violenza con attacchi simultanei di gruppi armati in centri commerciali, uffici e persino in una stazione televisiva durante una trasmissione in diretta a Guayaquil. Il bilancio è di almeno 10 morti. La seconda città del Paese è stata l'epicentro dell'offensiva da parte di commando legati alla criminalità organizzata che le autorità non hanno esitato a definire “terroristi”.
L'Ecuador si trova immerso nel caos, prigioniero di una sorta di guerra interna che segue di pochi mesi l'elezione a presidente di Daniel Noboa al termine di una campagna elettorale segnata dall'uccisione di diversi candidati, tra cui Fernando Villavicencio. Noboa, ha denunciato l'esistenza di un "conflitto armato interno" nel Paese e ha ordinato alle Forze Armate di considerare i gruppi paramilitari e le gang legate ai narcos come "obiettivo militare".
Lo stesso Noboa ha dichiarato, senza mezzi termini, che il suo Paese si trova "in uno stato di guerra". "Non possiamo cedere a questi terroristi", ha affermato nel suo primo discorso pubblico dallo scoppio di questa crisi, iniziata con l'evasione dal carcere domenica scorsa di Adolfo Macìas "Fito", leader della banda criminale Los Choneros, quando doveva essere trasferito e isolato in una struttura di massima sicurezza.
In un'intervista a Radio Canela, Noboa ha dichiarato che le azioni violente degli ultimi giorni sono la risposta dei gruppi criminali alle azioni intraprese dalla sua amministrazione per fermare l'escalation di insicurezza che ha reso l'Ecuador uno dei Paesi più violenti al mondo.
In particolare, disordini si sono verificati in sei carceri e altri atti di violenza sono stati registrati a Quito e in diverse città. Noboa aveva dichiarato lo stato di emergenza e il coprifuoco per sessanta giorni in seguito all'evasione di "Fito", e allo scoppio di disordini in sei centri penitenziari del Paese.
Ogni gruppo terroristico è un obiettivo militare, ha avvertito il capo del Comando congiunto delle Forze Armate dell'Ecuador, Jaime Vela, in un messaggio, riferendosi ai ventidue gruppi criminali organizzati transnazionali menzionati dal presidente Noboa nella dichiarazione di conflitto armato interno.
L'avvertimento dell'alto comando militare che il Paese "non si ritirerà di fronte al terrorismo" è stato lanciato al termine di un Consiglio di Sicurezza convocato d'urgenza dal presidente, con la partecipazione dei tre poteri dello Stato e delle Forze Armate e di Sicurezza.
L'assalto allo studio televisivo
L'azione più eclatante dei 'narcoterroristi' è stato l'assalto di un commando di tredici individui armati di fucili, granate ed esplosivi, negli studi di TC Television, canale pubblico di Guayaquil, durante un notiziario in diretta. Gli aggressori hanno minacciato i giornalisti e hanno chiesto loro di chiedere al presidente Noboa di non inviare la polizia. La crisi è stata risolta quando le teste di cuoio sono entrate nella struttura, hanno arrestato i criminali e rilasciato gli ostaggi.
L'operazione di salvataggio si è conclusa senza vittime, ma ciò non ha impedito che il panico si diffondesse nelle strade, nelle scuole e nelle attività commerciali della città, dove otto persone sono rimaste uccise e altre due ferite quando uomini incappucciati hanno sparato contro passanti e veicoli e in un negozio di ricambi. Persino gli ospedali sono stati attaccati.
La polizia ha dovuto compiere oltre seicento interventi, ma nonostante l'ondata di violenze Noboa, insediatosi lo scorso novembre, non appare in pubblico da lunedì sera. Sui social è stato diffuso un video con la dichiarazione dello stato di emergenza e del coprifuoco. Noboa, ha ordinato misure straordinarie di sicurezza e protezione per gli alti funzionari che compongono il Gabinetto di Sicurezza Strategica, nonché ai loro coniugi e figli residenti nel Paese.
Tra i membri del Gabinetto di Sicurezza figurano i ministri dell'Interno, della Difesa e le massime autorità del Centro di intelligence strategica. Il governo degli Stati Uniti ha fatto sapere di seguire "da vicino" le notizie di "violenze, rapimenti in Ecuador" ed è pronto "a fornire assistenza", ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato americano.
Pechino ha annunciato che l’ambasciata cinese e tutti i suoi consolati in Ecuador sospenderanno i servizi al pubblico. Numerosi governi americani, organizzazioni internazionali come la Commissione interamericana dei diritti umani (IACHR) e la Comunità andina, nonché organizzazioni non governative come Human Rights Watch (HRW), hanno condannato l’ondata di violenza e alcuni di loro, come la Colombia, si è addirittura offerto di sostenere le autorità di Quito inviando, se necessario, truppe armate.
Fito, il trafficante che tiene in scacco l'Ecuador
Barbuto, labbra contratte, sguardo fisso e la scritta "wanted" in sovrimpressione: il volto di Adolfo Macias, alias Fito, è oggi il più conosciuto in Ecuador. Le forze di polizia danno la caccia al ricercato più pericoloso del Paese che, dopo essere evaso dal carcere da dove comandava la principale banda criminale della nazione, ha fatto sprofondare l'Ecuador nel caos e nella violenza.
Del leader di 'Los Choneros' si sa poco altro oltre al suo umile passato di tassista e all'alto potenziale di delinquenza che lo ha portato a essere classificato dal governo come un "criminale con caratteristiche estremamente pericolose". Dietro di sé ha lasciato una cella adorna di immagini che esaltano la sua stessa figura, armi, dollari e leoni.
La polizia, che ha attivato un piano per catturarlo, si è trovata in capo a poche ore in guerra con gli esponenti di una banda narco-criminale emersa negli anni '90 nella provincia costiera di Manabi' (sud-ovest), strategica per il traffico di droga verso gli Stati Uniti e l'Europa. Il governo ritiene che possa essere fuggito "ore prima" dell'intervento della polizia nella prigione regionale di Guayaquil, dove la fa da padrone e dove non a caso si sono concentrate le violenze delle ultime ore, incluso l'assalto a una tv con la presa di ostaggi di 13 dipendenti.
La detenzione di Fito era piuttosto sui generis, paragonabile a quella di Pablo Escobar in Colombia negli anni '90: circolano video che mostrano festeggiamenti all'interno del carcere con musicisti e spettacoli pirotecnici, ma anche un 'narcocorrido' in suo onore in un patio, interpretato da un mariachi e da sua figlia, che si presenta come la regina Michelle.
Nella registrazione appare mentre saluta, ride e accarezza un gallo da combattimento. Fito ha esercitato "un controllo interno significativo del centro penitenziario", ha affermato la Commissione interamericana per i diritti umani (IACHR) in un rapporto del 2022. L'ascesa di Fito al vertice della banda, composta da circa 8.000 persone, è stata resa possibile dalle morti, in rapida successione, dei suoi predecessori. Ha assunto il comando dell'organizzazione nel 2020, dopo l'uccisione dei suoi sodali Jorge Luis Zambrano e Junior Roldan.
Fito si è addirittura laureato in giurisprudenza in carcere, dove stava scontando una pena di 34 anni per i reati di possesso di armi, traffico di droga, criminalità organizzata e omicidio. La sua ascesa alla guida della gang è stata accompagnata dalla frammentazione del gruppo, che fino alla morte di Zambrano aveva riunito buona parte delle organizzazioni minori.
Secondo Insight Crime, gli ultimi cambiamenti nella leadership di Los Choneros "hanno innescato lotte intestine all'interno del gruppo e dei suoi sottogruppi". Bande come Tiguerones e Chone Killers si sono staccate e sono entrate in conflitto tra loro. Il centro studi sottolinea che i Choneros "hanno progressivamente perso il potere a favore di un'alleanza guidata da Los Lobos", il cui leader è evaso anche lui da una prigione a Riobamba.
I choneros, un tempo dediti alla criminalità tradizionale con atti di pirateria in alto mare, hanno poi creato legami con i narcotrafficanti colombiani e poi messicani. Secondo l'Osservatorio ecuadoriano sulla criminalità organizzata, attualmente hanno legami con i cartelli di Sinaloa, con il Gulf Clan (il più grande esportatore di cocaina al mondo) e con organizzazioni balcaniche.
Sui social network, i Los Choneros si presentano come benefattori in stile Robin Hood e producono video che inneggiano al traffico di droga, minacciano i giornalisti e lanciano avvertimenti ad altre gang. Da parte sua Fito è accusato di essere il mandante dell'assassinio del candidato alla presidenza Fernando Villavicencio, ucciso a colpi a colpi di arma da fuoco in agosto da un sicario colombiano.
Non è stato condannato Fito per quel crimine, ma il governo dell'allora presidente Guillermo Lasso (2021-2023) ha ordinato il suo trasferimento in un carcere di massima sicurezza, in una spettacolare operazione delle forze dell'ordine che ha scatenato le proteste dei detenuti.
Ma dopo poco, grazie a una serie di cavilli legali, Fito è tornato nel suo feudo, la prigione regionale di Guayaquil. Adesso la sua fotografia con la scritta "ricercato" circola di nuovo in tutto l'Ecuador, insieme a una lunga scia di sangue.