AGI - Felix Tshisekedi è stato rieletto presidente della Repubblica Democratica del Congo nelle elezioni del 20-21 dicembre con il 73,34% dei voti. Lo ha annunciato a Kinshasa la Commissione Elettorale Nazionale (Ceni). Tshisekedi ha ottenuto più voti dell'ex governatore del Katanga (sud-est) Moise Katumbi (18,08%), di Martin Fayulu (5,33%) e dell'ex primo ministro Adolphe Muzito (1,12%). Gli altri venti candidati, tra cui il premio Nobel per la pace Denis Mukwege, non hanno raggiunto l'1% dei voti.
Affiancato dalla moglie Denise e dalla madre, il presidente si è affacciato al balcone del quartier generale della sua campagna elettorale nella capitale Kinshasa per rivolgersi ai sostenitori dopo la pubblicazione dei risultati. "Sono stato rieletto presidente di tutti i congolesi", ha detto Tshisekedi, indossando una camicia bianca e un berretto, ai sostenitori esultanti. "È con questo spirito di apertura che eserciterò questo secondo mandato".
Nove candidati dell'opposizione - Mukwege, Fayulu e Katumbi - hanno firmato domenica una dichiarazione in cui rifiutano quella che hanno definito un'elezione "farsa" e hanno chiesto una nuova tornata. Circa 44 milioni di persone su 100 milioni di abitanti del vasto paese si sono registrate per votare il 20 dicembre per la presidenza, così come per le assemblee nazionali e regionali e i consigli comunali.
Inizialmente previste per il 20 dicembre, le votazioni sono state ufficialmente prolungate di un giorno per tenere conto dei problemi nelle aree remote. Una missione di osservatori cattolico-protestante ha affermato di "aver documentato numerosi casi di irregolarità che potrebbero compromettere l'integrità del voto". Circa 15 ambasciate hanno chiesto "moderazione" nel Paese dove le tensioni post-elettorali sono state comuni. Le autorità affermano di aver adottato misure per prevenire disordini, soprattutto nelle aree minerarie del sud-est che sono la roccaforte di Katumbi.
Da fattorino a presidente
Nato a Leopoldville (l'attuale capitale Kinshasa) il 13 giugno 1960, Tshisekedi subisce sulla propria pelle, fin da piccolo, i segni della repressione politica. Nel 1982, suo padre, Etienne Tshisekedi, fonda il partito Unione per la Democrazia e il Progresso Sociale (UDPS) che, per via delle critiche al governo dell'epoca, lo portò all'esilio, con tutta la famiglia, nella regione natale del Kasai, nel centro-sud del Paese. Solo nel 1985 i figli e la moglie ottengono il permesso di lasciare la RDC.
Il nucleo si trasferisce a Bruxelles quando Tshisekedi, terzo di cinque figli, aveva 22 anni. E una svolta per i suoi studi. Approfondisce tutte le materie legate all'economia e al marketing e lavora sporadicamente come fattorino per una pizzeria come addetto alle pulizie. Una volta tornato nel suo Paese, Tshisekedi si impegna attivamente in politica, in particolare nell'UPDS, dove viene stato nominato segretario agli Affari esteri alla fine del 2008.
Tre anni dopo, alle elezioni del 2011, ottiene un seggio all'Assemblea nazionale. Rinuncia però su indicazione del padre e come protesta contro le elezioni, secondo loro condizionate da brogli, che danno la vittoria a Joseph Kabila. Nel 2016 è nominato vice segretario del partito.
L'eredità paterna
Étienne Tshisekedi è stato per decenni il principale leader dell'opposizione congolese e uno dei pochi politici a sfidare il dittatore Mobutu Sese Seko, che nel 1965 organizzò e portò a termine un colpo di Stato. Sono anni difficili caratterizzati da una corruzione diffusa e l'accumulazione, da arte della cerchia intorno al 'presidente assoluto', di ingenti fortune. Il Paese viene anche ribattezzato Zaire. Seko morirà nel 1997.
Il "vecchio" Tshisekedi è stato primo ministro del Paese per tre volte. È morto il 1° febbraio 2017 all'età di 84 anni; un anno dopo, il 31 marzo 2018, Felix Tshisekedi è stato nominato all'unanimità leader e candidato dell'UDPS. Sempre all'ombra del padre, è stato più volte messo in discussione con l'accusa di non essere abbastanza qualificato o carismatico per occupare la stessa posizione del genitore.
Il secondo mandato
Tshisekedi è stato eletto presidente per la prima volta nel dicembre 2018 in un'elezione avvolta da accuse di brogli da parte dell'opposizione, che ha bollato i risultati come "fabbricati" ad hoc e totalmente "inventati". Tuttavia, il voto ha segnato il primo trasferimento pacifico di potere del Paese dall'indipendenza dal Belgio nel 1960. Ora, cinque anni dopo e alla guida di una coalizione di partiti, Tshisekedi affronterà il suo secondo e ultimo mandato, di 5 anni. Si prevede che la Corte Costituzionale della Repubblica Democratica del Congo confermi i risultati provvisori il 10 gennaio.
Il suo primo mandato non è stato privo di controversie. L'opposizione lo accusa di "mancanza di trasparenza" e dell'escalation di tensioni che ha portato milioni di persone a fuggire dalle loro case a causa delle violenze perpetrate dai gruppi armati, soprattutto nell'est del Paese. La RDC è infatti impantanata in una delle peggiori crisi umanitarie del mondo e ha recentemente raggiunto la cifra record di 6,9 milioni di sfollati, secondo l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
Compreso Tshisekedi, diciannove candidati presidenziali hanno gareggiato in queste elezioni, segnate dall'ombra del conflitto tra decine di milizie e l'esercito nell'est del Paese e nel bel mezzo di una crescita delle azioni belliche portate avanti dal Movimento del 23 marzo (M23) nella provincia nord-orientale del Nord Kivu. Secondo il calendario elettorale, il presidente dovrebbe giurare il 20 gennaio.