AGI - L'apertura dei giornali d'Oltralpe è dedicata alla crisi politica scoppiata in Francia sulla scia del voto della controversa legge sull'immigrazione, fattore di divisione della maggioranza presidenziale col rischio di proteste indette dai suoi detrattori, anche se l'opinione pubblica è complessivamente favorevole a un irrigidimento. All'indomani dell'intervento televisivo del presidente Emmanuel Macron, si moltiplicano commenti critici e analisi secondo cui "la crisi politica scoppiata oggi gli è totalmente imputabile, dall'inizio alla fine".
Un editoriale di Le Figaro sentenzia che "oramai il re è nudo. Mollato da una parte dei suoi, riuscirà a evitare una coabitazione prima della fine del suo mandato? Questa volta una vera coabitazione, ma con chi", interrogandosi sui futuri equilibri politici e istituzionali.
Secondo il quotidiano, l'analisi della legge sull'immigrazione non merita tutti gli eccessi di sdegno nè di soddisfazione sentiti nelle ultime ore in quanto "si tratta di una piccola legge e i francesi si renderanno presto conto che questo testo non cambierà molto all'ondata migratoria cui il nostro Paese è esposto".
Mettendo in una prospettiva storica la storica questione dell'immigrazione, Le Figaro valuta che piuttosto sarebbe stato necessario "modificare gli accordi del 1968 con l'Algeria, rivedere la nostra politica dei visti e della cooperazione con le nostre ex colonie, avere più mezzi per rimandare i clandestini a casa". Nel valutare la legge appena approvata, la stessa testata considera che "non prevede niente di tutto ciò, non cambia lo ius soli mentre la preferenza nazionale rimane un'eccezione, molto più rispetto a quanto accade dai nostri vicini!", tenuto conto del fatto che entro il 2050 la popolazione africana sarà raddoppiata, superando 2,2 miliardi di individui.
In merito all'intervento televisivo di Macron, intervistato dai giornalisti di France 5 al programma "C à vous", Le Figaro considera che "è un pò tardi per cercare di rimettere insieme i pezzi, con un programma interminabile. Ormai i piatti sono rotti anche se il capo dello Stato non se ne sta assumendo la responsabilità".
Allontanando la lente d'ingrandimento dalla sola legge sull'immigrazione, l'editoriale di Le Figaro analizza che quello che manca al secondo mandato di Macron ed è ormai evidente: "una spina dorsale, una coerenza, un orizzonte". Di fatto, "senza una direzione ben precisa, il presidente si è inventato una nuova forma di coabitazione interiore, interna alla sua maggioranza: difende un'idea e il suo opposto. Lo ha fatto sull'immigrazione e sul fine vita, facendo perdere l'equilibrio ai suoi sostenitori" e quindi all'intero esecutivo.
Ciononostante, ieri sera, nel suo intervento fiume in tv, Macron ha difeso a spada tratta la legge che considera come "coraggiosa" e la sua azione di governo nella quale non vede "alcun disonore", nonostante le vive critiche di una parte delle sua maggioranza che lo accusa di aver sacrificato i valori repubblicani sull'altare di quel testo, modellato e votato col sostegno di Les Rèpublicains (LR), sedotti anch'essi dalle tesi dell'estrema destra di Marine Le Pen e del suo Raggruppamento nazionale (RN), considerato il "vincitore ideologico" dell'iter legislativo.
L'inquilino dell'Eliseo ha cercato di dare un colpo al cerchio e uno alla botte, rispondendo a tutti i duri colpi ricevuti nelle ultime 48 ore. Da un lato ha dichiarato di "assumersi personalmente il contenuto della legge", presentandola come "lo scudo che ci mancava", che per giunta "ci consentirà di lottare contro ciò che alimenta il Raggruppamento nazionale".
Macron ha negato categoricamente la vittoria dell'estrema destra, di cui secondo alcuni detrattori sarebbe diventato lui stesso ostaggio, e ancor di più una "rottura ideologica" da parte del suo movimento, ma non sembra essere riuscito a convincere del contrario i macronisti più a sinistra. A preoccuparli è la messa in discussione dell'automaticità dello ius soli, l'introduzione della preferenza nazionale per i sussidi alle famiglie e l'ampliamento dei criteri per la perdita della cittadinanza. Il presidente ha invece argomentato che il testo mira a "lottare contro l'immigrazione clandestina" mentre consentirà di "integrare meglio i lavoratori".
Come al solito, anche con la legge sull'immigrazione Macron ha portato avanti la sua linea strategica di "en meme temps", dai limiti sempre più evidenti, ma il suo obiettivo a breve termine è quello di "riappacificare le menti", in particolare tra i suoi, dopo che una sessantina di parlamentari della maggioranza - di Renaissance, Horizons e MoDem - hanno votato contro il testo o si sono astenuti all'Assemblea nazionale, di cui alcuni sono pronti a lasciare il gruppo, alla stregua del ministro della Sanità, Aurèlien Rousseau, che ha rassegnato le dimissioni in segno di disaccordo. Altri ministri hanno avuto la stessa idea, anche se il portavoce Olivier Veran ha negato lo scenario di "fronda governativa", invocando le "nostre responsabilità imminenti" su altri temi cruciali, mentre Macron, come sempre, guarda già oltre. Inoltre il presidente ha fatto notare che il voto sul testo, ottenuto con fatica, testimonia piuttosto la sua capacità di agire, nonostante la maggioranza relativa.
"Siamo andati avanti, ce l'abbiamo fatta. Non c'è impotenza, anzi", ha proseguito Macron. "Ho ancora tre anni e mezzo davanti a me e voglio rassicurarvi, non ho intenzione di fermarmi qui.
Riprendere il controllo, ecco cosa facciamo", ha replicato alle domande riguardanti le sfide migratorie ed economiche a cui la Francia è confrontata. Al termine del suo intervento televisivo, il presidente francese ha dato ai suoi concittadini un appuntamento "enigmatico con la nazione, per un nuovo traguardo", ha commentato il quotidiano Le Monde, facendo notare che Macron "ha fretta di voltare pagina su una crisi politica dalle ripercussioni ancora ignote". A quanti sono preoccupati, in un contesto di minaccia terroristica, per la sicurezza dei Giochi olimpici estivi del 2024, in particolare durante la cerimonia di apertura prevista sulla Senna, il capo dello Stato ha risposto che l'evento si svolgerà "nei migliori standard".
Del resto esistono già dei "piani B" in caso di "potenziale minaccia", ha infine assicurato, invitando i francesi a non "smettere di sognare". Intanto il governo rischia presto di dovere fare i conti con azioni di resistenza e di disubbidienza civile indette dal primo sindacato francese Cgt, in segno di protesta per la nuova legge sull'immigrazione. A lanciare l'appello è la sua segretaria generale, Anne-Sophie Binet, contestando un testo che "rimette profondamente in causa tutti i nostri principi repubblicani" e "predispone il tappeto rosso all'estrema destra".
Assieme ad altri detrattori della controversa legge, la Cgt ha annunciato l'organizzazione di "iniziative diffuse per consentire a quanti non si ritrovano in questa Francia pro-Le Pen di mostrare la propria determinazione a far rispettare i valori della solidarietà", ha insistito Binet.
I 32 dipartimenti guidati dalla sinistra, compreso Parigi, hanno già detto che non applicheranno le condizioni più restrittive per il pagamento dell'assegno familiare agli stranieri previste dalla nuova legge sull'immigrazione. Secondo la dirigente sindacalista, ormai il presidente della Repubblica "è intrappolato in un naufragio politico e morale. Il Titanic aveva iniziato ad affondare con la riforma delle pensioni, ora stiamo toccando il fondo con questa legge che incarna il mondo del denaro e l'ideologia rancida e xenofoba di estrema destra", ha concluso Binet.