AGI - Sarà un vertice Ue difficile e lungo, quello di oggi e venerdì a Bruxelles. Lo pensano tutti. E lo ha detto chiaramente il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al suo arrivo al summit Ue-Balcani Occidentali. L'appuntamento della vigilia, quasi di preparazione. "Non è un segreto che questo Consiglio europeo sarà difficile, ma non demordo, lavoreremo molto nelle prossime ore e conto sul senso di responsabilità comune da tutte le parti, per renderci più forti e più influenti per proteggere i nostri comuni interessi ovunque nell'Ue", ha detto il leader Ue che avrà il gravoso compito di guidare i Ventisette verso un compromesso sui due punti alla base dell'impasse: l'avvio dei negoziati di adesione dell'Ucraina all'Ue e la revisione del bilancio pluriennale dell'Unione - che prevede un sostegno all'Ucraina per 50 miliardi - con lo stanziamento di nuovi fondi.
"Le nuove sfide portano nuovi obblighi. La revisione del quadro finanziario pluriennale procede in modo intensivo e senza sosta. Ho preso nota di tutte le vostre preoccupazioni e priorità e ho presentato una proposta che cerca di conciliare le diverse posizioni intorno al tavolo. Come per qualsiasi soluzione di compromesso, faccio appello alla vostra disponibilità a costruire un compromesso per il bene dell'unità. Raggiungere il consenso richiederà davvero uno sforzo congiunto decisivo e un forte impegno politico da parte di tutti voi", ha esortato Michel i leader nella sua lettera d'invito al vertice.
Il 'nemico pubblico' numero uno del summit è il premier ungherese, Viktor Orban. Negli ultimi giorni va ripetendo la totale contrarietà sia all'avvio dei negoziati con l'Ucraina sia lo stanziamento di nuovi fondi. "Ci sono state troppe lettere aperte, troppe interviste negli ultimi giorni. Finalmente ora ci sediamo allo stesso tavolo e ne discutiamo. Tra l'altro Orban è il mio vicino di banco", ha spiegato il premier belga, Alexander De Croo.
"Che sia chiaro: non siamo al bazar ungherese dove si può barattare tutto. Questo è un momento in cui dobbiamo dimostrare che continuiamo a sostenere l'Ucraina in piena unità", ha evidenziato il futuro presidente del Consiglio dell'Ue (dal primo gennaio la presidenza semestrale sarà in mano al Belgio, seguirà l'Ungheria). La premier lettone, Kaja Kallas, dice di non essere ottimista sul buon esito dell'opera di convincimento di Orban.
Nel frattempo pero la Commissione europea ha sbloccato 10 dei 30 miliardi di fondi europei che erano stati congelati all'Ungheria a causa delle falle nello stato di diritto e nel sistema giudiziario. Una tempistica che ha creato malumori tra i rigoristi del diritto. Il braccio di ferro al tavolo non riguarderà solo Orban. A condividere le sue posizioni, seppur in modo meno eclatante, ci sono altri Paesi. L'Austria, ad esempio, ha chiarito che vuole l'accelerazione dei negoziati anche per la Bosnia-Erzegovina.
C'è chi invece rivendica che la priorità nello stanziamento nei fondi non può essere dedicata solo all'Ucraina anche per non trasmettere un messaggio errato all'opinione pubblica europea. Quindi si chiedono fondi per lo sviluppo tecnologico e per la gestione delle migrazioni, come aveva proposto la Commissione prima di subire il taglio - molto pesante - da parte della presidenza del Consiglio.
Le posizioni dell'Italia
Sull'allargamento l'Italia - che ovviamente sostiene il via libera all'Ucraina - chiede un trattamento di favore anche per la Bosnia-Erzegovina, concedendo qualche garanzia per l'apertura dei negoziati. E lo stesso vale per il bilancio. Si' all'Ucraina ma senza trascurare l'Europa. La Commissione europea aveva proposto una modifica al bilancio per 99 miliardi di euro (di cui 50 per l'Ucraina, con 17 miliardi in sussidi e 33 in prestiti). I due terzi, 66 miliardi sarebbero arrivati da nuovi stanziamenti da parte degli Stati Membri.
Di questi, 12,5 miliardi sarebbero andati per le migrazioni e 10 miliardi per il fondo per l'innovazione e la competitività. Nella sua ultima versione, il Consiglio ha portato gli stanziamenti nuovi a 22,5 miliardi. Di cui, 8,5 miliardi per le migrazioni e 1,5 per i fondi per la competitività (perlopiù da destinare alla difesa). Ma non i basta. I frugali non sono soddisfatti. Né tantomeno chi si aspettava un intervento più importante sui conti per dare la giusta spinta all'economia europea.