AGI - Il viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov ha chiesto il rilascio degli ostaggi nei colloqui avuti tra ieri e oggi con rappresentanti di Hamas e altre fazioni palestinesi. Lo ha riferito il ministero degli Esteri di Mosca. La dichiarazione ha fatto seguito a una serie di incontri e chiamate tra il presidente Vladimir Putin e i leader del Medio Oriente, tra cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu.
Domenica, Israele ha affermato che Netanyahu ha sollevato come questioni nel colloquio con Putin la cooperazione "pericolosa" della Russia con l'Iran e la posizione "anti-israeliana" di Mosca all'Onu riguardo alle richieste di cessate il fuoco. Putin, da parte sua, ha sottolineato la necessità che Israele eviti "conseguenze terribili per la popolazione civile".
Nessuno degli ostaggi nelle mani di Hamas lascerà vivo il territorio palestinese se le richieste del movimento islamico non saranno soddisfatte. Minacce cui le autorità israeliane hanno risposto intensificando i combattimenti. La guerra continuerà "finchè sarà necessario per garantire che Hamas non possa mai più danneggiare il nostro popolo", ha detto il portavoce del governo israeliano Eylon Levy.
A Gaza rimangono circa 137 ostaggi, ha fatto sapere Israele, mentre la guerra ha già causato quasi 18 mila morti tra i palestinesi e 98 tra le forze armate dello stato ebraico. Il Qatar, principale mediatore tra le due parti, ha assicurato che gli sforzi per un nuovo cessate il fuoco e ulteriori rilasci di ostaggi "continueranno", ma ha avvertito che i bombardamenti israeliani stanno "riducendo" le possibilità.
Il movimento islamico ha affermato che Israele ha lanciato una serie di "attacchi molto violenti" domenica mattina contro la città meridionale di Khan Younis e l'autostrada che collega la città a Rafah, sul confine con l'Egitto. L'esercito israeliano ha riferito di aver colpito più di 250 obiettivi in 24 ore, compresi i centri di Hamas e gli ingressi dei tunnel nel sud di Gaza. Secondo entrambe le parti, gli scontri tra soldati e miliziani palestinesi sono concentrati soprattutto nella regione di Khan Younis a sud, e a Jabaliya e Gaza City a nord. Da parte sua, Hamas ha continuato a lanciare razzi contro Israele; la stragrande maggioranza è stata intercettata.
Il ministero della Sanità di Gaza, governata da Hamas, ha aggiornato a 18.205 morti il bilancio delle vittime nella Striscia dall'inizio della guerra con Israele il 7 ottobre. Hamas stima che siano rimaste ferite anche 49.645 persone, secondo una dichiarazione del portavoce del ministero Ashraf al-Qodra
Mosca, il bagno di sangue a Gaza è "su decisione Usa"
"Il proseguimento dello spargimento di sangue e catastrofiche distruzioni che accadranno e stanno accadendo" nella Striscia di Gaza "non avviene per sbaglio, ma in modo deliberato e la decisione è quella di un solo Paese: gli Stati Uniti". È la denuncia del ministero degli Esteri russo, che in una nota pubblicata sul suo sito ufficiale commenta così il veto Usa sulla bozza di risoluzione per un cessate il fuoco immediato, votata l'8 dicembre al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Guterres paventa una "catastrofe"
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha avvertito che "la situazione si sta rapidamente evolvendo verso una catastrofe" che potrebbe avere conseguenze "irreversibili" per i palestinesi e la regione. Ha denunciato anche la "paralisi" delle Nazioni Unite di fronte alla guerra, dopo che gli Stati Uniti hanno posto il veto su una risoluzione per chiedere un cessate il fuoco.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso al presidente russo Vladimir Putin il suo "malcontento" per il fatto che la Russia abbia votato a favore e ha chiesto ai miliziani che per Hamas è finita ed è tempo di arrendersi. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha ricordato che la Russia "ha condannato fermamente" l'attacco "terroristico" del 7 ottobre, ma "non crede che sia accettabile utilizzare questo evento per infliggere una punizione collettiva a milioni di palestinesi". Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite per l'infanzia, quasi 1,9 milioni dei 2,4 milioni di abitanti di Gaza sono sfollati, di cui quasi un milione sono bambini.
Il direttore dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato che "l'impatto del conflitto sulla salute è catastrofico" e ha avvertito che il sistema sanitario è "in ginocchio e al collasso". L'Oms, che domenica ha adottato una risoluzione che chiede il "passaggio immediato, continuo e senza ostacoli degli aiuti umanitari", e altre Ong mettono in guardia dalla diffusione di malattie dovute al sovraffollamento e alla mancanza di forniture di base.
Gran parte degli sfollati, cui è stato impedito di lasciare il territorio, sono fuggiti verso sud, trasformando la città di Rafah in un grande campo. Il direttore dell'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa), Philippe Lazzarini, ha denunciato in un articolo pubblicato sul Los Angeles Times lo sfollamento forzato degli abitanti di Gaza verso l'Egitto. "Se continuiamo su questa strada Gaza cesserà di essere una terra per i palestinesi", ha scritto.
L'Onu riesaminerà veto Usa sul cessate il fuoco Gaza
L'Assemblea generale delle Nazioni Unite si riunirà martedì in una sessione speciale di emergenza per discutere il veto presentato dagli Stati Uniti all'ultima risoluzione del Consiglio di Sicurezza venerdì scorso, che chiedeva di fermare immediatamente il fuoco a Gaza. Il veto degli Stati Uniti, pur non essendo il primo utilizzato - quasi sempre per sostenere Israele - ha sollevato in questa occasione numerose critiche da parte del mondo musulmano, ma anche di Russia, Cina e Paesi africani e asiatici.
A seguito di una riforma delle procedure nel 2022, il presidente dell'Assemblea può convocare una sessione straordinaria ogni volta che uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza - Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno Unito - si avvale del proprio diritto di veto per impedire una delibera che altrimenti avrebbe ottenuto la maggioranza necessaria (9 membri su 15).
Italia-Francia-Germania: "Sanzionare Hamas"
"Il Consiglio europeo ha condannato Hamas nei termini più forti possibili per i suoi atroci e indiscriminati attacchi terroristici contro Israele del 7 ottobre. In risposta a questi attacchi senza precedenti, è importante che l'Unione europea prenda tutte le misure necessarie contro il gruppo terroristico Hamas e i suoi sostenitori, attraverso azioni concrete, al fine di evitare che tali atti si ripetano". È quanto scrivono i ministri degli Esteri di Italia, Antonio Tajani; Francia, Cathrine Colonna, e Germania, Annalena Baerbock, in una lettera all'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell.
"Ciò implica un impegno europeo più forte sia per combattere le infrastrutture e il sostegno finanziario di Hamas, sia per isolare e delegittimare Hamas a livello internazionale, che non rappresenta in alcun modo i palestinesi o le loro legittime aspirazioni. In linea con le azioni proposte nel non-paper presentato da Germania, Francia e Italia al Consiglio degli affari esteri di novembre, esprimiamo il nostro pieno sostegno alla proposta del Seae di creare un regime di sanzioni ad hoc contro Hamas e i suoi sostenitori".
"Fatto salvo il quadro giuridico esistente, questo regime dovrebbe consentire all'Ue di prendere di mira i membri di Hamas, i gruppi affiliati e i sostenitori delle sue attività destabilizzanti. La rapida adozione di questo regime di sanzioni ci consentirà di inviare un forte messaggio politico sull'impegno dell'Unione europea contro Hamas e sulla nostra solidarietà con Israele dopo gli attacchi del 7 ottobre", si legge ancora nella missiva.
Tajani: "Non si possono equiparare i coloni ad Hamas"
"Io condanno le violenze e le altre intemperanze ma non sono azioni terroristiche quelle dei coloni, è una scelta che non condivido quella di usare violenza o aggredire la popolazione palestinese che vive là ma non possiamo equiparare Hamas a dei coloni ebrei che vivono là. Sono cose ben diverse". Lo ha dichiarato il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, in un punto stampa a margine del Consiglio Esteri a Bruxelles, in merito alla proposta di vietare l'ingresso dei coloni estremisti nell'area Schengen.