AGI - "Je me porte bien" ("Mi comporto bene") è il titolo di una rappresentazione teatrale ideata anni fa dalla poliziotta francese Sonya Aya e diventata, nel giro di cinque anni, un innovativo ed efficace "strumento didattico" per sensibilizzare le forze dell'ordine sui meccanismi di controllo e di intimidazione che caratterizzano la violenza tra le mura di casa. Gli stessi meccanismi che spingono, in molti casi, la vittima e non denunciare.
Oltre 6mila poliziotti, solo nella Capitale francese, e 10mila circa in tutta Francia hanno già partecipato a questa formazione alternativa che può anche richiedere di improvvisarsi attori e immedesimarsi nella parte. Lo spettacolo si basa infatti su un episodio reale che coinvolse Sonya Aya quando entrò in polizia vent'anni fa: il caso di una donna che era stata accoltellata dal marito. "Alcuni dei miei colleghi - spiega Aya - non riuscivano a capire perché queste donne maltrattate non lasciassero i loro partner". Una realtà che la spinse, già nel 2017, a cercare mezzi nuovi per illustrare quel "ciclo di violenza" che spesso intrappola le donne in relazioni tossiche e di abuso.
In occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne, "Je me porte bien" è stata inscenata negli storici saloni di rappresentanza di dell'Hotel Beauveau, dal 1861 sede del ministero francese degli Interni. Presente un parterrre d'eccezione insieme al titolare del dicastero, Gerard Darmanin, che ha tenuto a ribadire l'importanza della formazione e della sensibilizzazione nella lotta a questo tipo di violenza congratulandosi con Sonya Aya.
In scena a Parigi, dopo decine di rappresentazioni in tutto il Paese, alcuni funzionari in costume, nei panni della vittima, si sono idealmente confrontati con un pubblico di alte cariche e di agenti di polizia in uniforme. "La sceneggiatura - ha riassunto un funzionario delle Maisons de protections des familles, i centri di protezione delle vittime di violenze domestiche creati nel 2019, all'interno della gendarmeria nazionale - ricostruisce completamente l'atmosfera coniugale che constatiamo spesso nelle famiglie", quando s'instaura un meccanismo di ricatto che ripropone l'abuso, secondo lo schema: "ti amo - ti comporti male - ti punisco perché te lo sei meritato - mi pento - ci riconciliamo"...Fino alla prossima 'punizione'.
Il fatto che la formazione degli agenti sia diventata in Francia un elemento chiave della strategia nazionale per prevenire e combattere questa "piaga", come l'ha definita Darmanin, trova peraltro conferma in un dispositivo che il Comune di Parigi ha testato con successo in alcuni suoi quartieri nel 2021: la cosiddetta "denuncia fuori sede".
Un dispositivo che, da un lato, prevede la formazione ad hoc degli agenti che raccolgono le denunce di chi ha subito violenza in famiglia. Dall'altro offre alle vittime la possibilità di denunciare senza per forza doversi recare in commissariato, grazie a un sistema di convenzioni con le case famiglia e gli ospedali, oppure chiedendo un agente di polizia appositamente formato che può recarsi in un luogo di loro scelta per raccogliere la denuncia.
Questa flessibilità, unita alla preparazione psicologica delle forze dell'ordine - nella sola Parigi sono circa 6mila gli agenti formati per questi reati - ha recentemente incentivato le donne a uscire allo scoperto, denunciare e liberarsi del proprio aguzzino.
Mentre il numero di femminicidi in Francia sembra essersi 'stabilizzato' (118 nel 2022 e nel 2021, e 121 nei primi 11 mesi di quest'anno) si riscontra un decisivo aumento delle denunce presentate dalle vittime di violenza domestica: circa 244mila denunce, secondo dati di quest'anno della polizia, un numero raddoppiato negli ultimi cinque anni, che riflette la maggior libertà delle vittime di denunciare. Un fatto positivo ma sicuramente ancora poco consolante.