AGI - Hamas ha consegnato alla Croce Rossa altri 17 ostaggi - 13 israeliani e 4 thailandesi - dopo una battuta d'arresto che aveva fatto rischiare una revoca dei quattro giorni di tregua a Gaza stabiliti tra Israele e il movimento islamista per consentire lo scambio di prigionieri. In cambio Tel Aviv ha avviato la scarcerazione 39 palestinesi. Nel precedente scambio, Hamas aveva liberato 24 ostaggi (13 israeliani, dieci thailandesi e un filippino) e lo Stato ebraico aveva consegnato 39 palestinesi.
Israele ha confermato che gli ostaggi di Hamas liberati oggi, nel secondo giorno di tregua, sono tornati in territorio israeliano, dopo essere passati per l'Egitto ed essere stati da lì consegnati ai servizi di sicurezza israeliani. "Secondo le informazioni ricevute dalla Croce Rossa, gli ostaggi sono attualmente in viaggio verso il valico di Rafah, nella Striscia di Gaza", ha dichiarato un portavoce militare.
Lo scambio aveva registrato nel pomeriggio un ritardo dalle ragioni poco chiare, definito di natura "tecnica" da fonti consultate da Haaretz. Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che Israele ha iniziato a rilasciare 39 prigionieri e detenuti palestinesi in cambio del rilascio degli ostaggi oggi. Ha aggiunto che il Qatar spera che "lo slancio delle ultime 48 ore consentirà di estendere il cessate il fuoco anche quando scadrà l'attuale accordo".
Dopo il cessate il fuoco riprenderà l'offensiva
L'esercito israeliano riprenderà l'offensiva per smantellare Hamas subito dopo il cessate il fuoco giunto sabato al suo secondo giorno, ha detto il capo di Stato maggiore dell'Idf, Herzl Halevi, secondo quanto riporta Haaretz. "Il cessate il fuoco non è avvenuto in questo accordo se non per la pressione esercitata dall'IDF. Non abbiamo intenzione, desiderio o disponibilità a fermare questo sforzo prima di riportare indietro tutti gli ostaggi".
"Torneremo - ha aggiunto - per creare un'enorme pressione per riportare indietro il maggior numero di prigionieri il più rapidamente possibile, fino all'ultimo. Abbiamo il dovere di combattere e mettere in pericolo le nostre vite in modo che possano tornare e vivere in sicurezza nelle loro case", ha affermato Halevi.