AGI - Ogni giorno in Brasile scompaiono in media 203 persone, causando "tormento" ai loro cari e lasciando loro conseguenze mentali, fisiche e persino economiche. Le testimonianze più toccanti dei familiari che subiscono queste perdite hanno trovato spazio durante una conferenza internazionale organizzata, a San Paolo, dal Comitato internazionale della Croce Rossa, con la presenza di oltre 700 persone provenienti da 35 Paesi diversi.
Per queste persone, sentire di non essere sole è essenziale per continuare il processo di ricerca, durante il quale spesso si scontrano con la burocrazia e un'amministrazione sovraccarica di impegni e spesso priva del personale necessario.
Larissa Leite, coordinatrice della protezione presso la Croce Rossa brasiliana, ha dichiarato all'agenzia EFE che è "un incoraggiamento" per le persone sapere che non sono sole a vivere questo dolore. La donna ha spiegato che in questo spazio le persone si scambiano informazioni "sulle autorità, su come cercare i propri cari o su come convivere con questa assenza e con tutte le conseguenze della scomparsa".
Due storie
I partecipanti vengono da esperienze molto diverse: dalle sparizioni durante i processi migratori e gli esodi a quelle per via di governi autoritari e dittature. Ci sono madri che cercano i loro figli, ma anche bambini che cercano padri scomparsi quasi 40 anni fa.
Maria Regia da Silva è alla ricerca di suo figlio Victor dal 2009, quando è scomparso dall'ospedale di San Paolo dove era stato ricoverato per un trattamento d'emergenza. "I primi due anni dopo la sua scomparsa sono stati un tormento", ricorda. Maria Regia stava studiando legge all'Università Mogi das Cruzes, ma ha dovuto annullare tutto. "Lavoravo di giorno e cercavo mio figlio di notte", dice, perché le autorità non riuscivano a risolvere il caso.
Una delle richieste di persone come Maria Regia è che diventi operativo il registro nazionale delle persone scomparse, ancora in una fase di sviluppo dalla sua approvazione nel lontano 2009. Si tratta di uno strumento essenziale per consentire ai diversi Stati del Brasile di condividere le informazioni e facilitare così la ricerca delle persone.
Nel caso di Cristina Capistrano e della sua famiglia, la scomparsa del padre risale a 40 anni fa. David Capistrano, che apparteneva al Partito Comunista del Brasile, fu imprigionato durante la dittatura militare in Uruguay del 1974 e da allora la sua famiglia non ha più notizie di lui. Anni dopo, Cristina Capistrano scoprì che suo padre, come altri oppositori, era stato portato in un centro di tortura clandestino dove fu giustiziato.
"Una delle persone che lavoravano lì ha confessato di aver raccolto i resti mortali", dice, "ma nessuno è stato perseguito a causa della legge di amnistia" del 1979. La richiesta di Capistrano va oltre la possibilità di seppellire suo padre. Come chiede da anni, "lo Stato deve riconoscere la propria responsabilità".