AGI - Uno stormo di aironi volteggia sui campi arati e nel freddo del mattino sembra l'unica forma di vita. I due chilometri di zona demilitarizzata che separano la Corea del Sud dalla Corea del Nord appaiono sospesi nel tempo, cristallizzati al 1953, quando Seul e Pyongyang firmarono un armistizio che regge da 70 anni ma che non ha mai portato alla pace.
Sergio Mattarella visita la Joint security area, zona gestita dall'Onu dove è proibito fare foto, con una strada circondata da campi minati, torrette di controllo mimetizzate da alberi e metri e metri di filo spinato. Ogni viottolo laterale è presidiato da due o tre soldati, nulla può essere lasciato al caso.
"Qui si comprende come una guerra che non si è mai conclusa con il conseguimento della pace comporta il rischio costante di nuove violenze" afferma il presidente della Repubblica alla fine della mattinata. "Quanto qui viene fatto ha il respiro della storia, è particolarmente importante per evitare esplosioni di violenza ulteriori" mette in guardia il Presidente nel secondo giorno di visita di Stato in Corea del Sud.
"Mi ricordo" annuisce Mattarella quando il vice comandante del contingente Onu, Harrison, racconta alcuni momenti della guerra e spiega alcuni pannelli esposti nel Museo della pace. Era il 27 luglio 1953 e le due Coree si accordarono per un armistizio, dopo due anni di trattative nelle casette blu-Onu che ora segnalano il punto esatto in cui passa il confine sul 38' parallelo.
Da allora alti e bassi si sono susseguiti, altrove sono caduti muri, ma non qui. E nell'ultimo anno le provocazioni di Kim Jong-un sono aumentate, in primavera e' scattato l'allarme nelle strade, sui telefoni cellulari, negli uffici e nelle case. L'allarme era falso, la paura vera, a testimonianza del fatto che, nonostante gli analisti assicurino che le possibilità di una guerra siano remote, il timore di un incidente è alto.
Harrison la mette giù dura: "Pyongyang continua a sviluppare armi nucleari, so che l'attenzione del mondo ora è rivolta ad altre crisi ma sotto la patina di una apparente calma c'è un rischio di guerra, anche se magari a bassa intensità. La storia dà avvertimenti minacciosi". Lungo il confine alcune strutture delle due Coree si guardano senza parlarsi, ma il messaggio è un chiaro altolà.
Molti i morti sul confine, quasi sempre fuggiaschi dal poverissimo e illiberale regime comunista alla ricerca di una vita migliore nel sud filo-occidentale. Dalla finestra della palazzina che dalla Corea del Nord 'guarda' gli ex fratelli del Sud, ogni tanto qualcuno scosta una tenda, osserva, forse fotografa, di certo registra.
Negli anni passati spesso gli altoparlanti installati lungo le due lingue di terra hanno trasmesso messaggi più o meno subliminali l'un contro l'altro, con momenti al limite del tragicomico quando i tormentoni del k-pop hanno contrastato gli slogan comunisti. Sui due fronti si vedono due villaggi, uno vero a Sud, popolato di 150 contadini fortemente sovvenzionati da Seul per non lasciare il presidio, uno 'di cartone' a Nord, forse a mimetizzare una fabbrica forse solo di propaganda.
"Condividiamo l'esigenza di pace e sicurezza nella penisola coreana, e auspichiamo che siano rispettate e non violate come successo più volte le indicazioni dell'Onu" dice chiaro e tondo Mattarella al termine del colloquio con il presidente della Corea del Sud Yoon Suk Yeol che si tiene nel pomeriggio a Seul. Ma lo sguardo si alza e abbraccia tutto l'Indopacifico che deve essere un'area "sicura e aperta, rispettosa delle regole del commercio internazionale, con una navigazione sicura e libera".
Non tutti gli obiettivi sono già raggiunti, la potenza cinese mira al predominio nell'area, gli Usa non gradiscono e oggi il segretario di Stato Antony Blinken era a Seul. "È molto importante la collaborazione tra Ue e Corea e tra la Ue e l'Indopacifico" chiosa il presidente, mentre Yoon nota che "in un mondo in cui affrontiamo una crescente crisi globale, una cooperazione tra paesi liberi che condividono i valori di democrazia e pace è di fondamentale importanza".
Sullo sfondo la guerra in Ucraina, con Roma e Seul uniti nel sostegno a Kiev e nella ricerca di una "pace giusta". E anche la riforma dell'Onu, necessaria a sanare qualche "lacuna" di una istituzione multilaterale che resta "indispensabile".
Sul piano bilaterale i rapporti tra Italia e Corea sono eccellenti, oggi sono stati firmati dal viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli tre accordi in ambito di ricerca e spazio, ma soprattutto uno sui semiconduttori di cui la Corea è tra i quattro principali produttori mondiali. Domani Mattarella concluderà la visita di Stato a Daegu dove visiterà il tempio di Heinsa, poi in serata si trasferirà in Uzbekistan per proseguire la sua visita lungo l'antica via della seta.