AGI - Migliaia di lavoratori e operai transfrontalieri di Gaza in Israele e in Cisgiordania sono stati rimandati a Gaza. Le foto circolano ampiamente su Internet e si vedono gli operai che rientrano nell'enclave assediata, molti attraverso il valico di Kerem Shalom, a Est di Rafah. L'annuncio dell'espulsione dei palestinesi che erano in Israele, il 7 ottobre giornata dell'attacco di Hamas, è stato dato ieri sera dal governo a Tel Aviv. "Israele sta tagliando tutti i contatti con Gaza. Non ci saranno più lavoratori palestinesi da Gaza", ha annunciato il gabinetto di sicurezza nella tarda serata.
Israele ha fatto uscire dal carcere e rispedito a Gaza, l'enclave governata da Hamas da settimane sotto i bombardamenti, centinaia di operai palestinesi che lavoravano sul suo territorio e che le autorità aveva fermato, subito dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre. I palestinesi sono stati fatti scendere dagli autobus vicino a Gaza e da lì hanno camminato verso il confine meridionale dell'enclave entrando nel territorio sotto assedio attraverso il valico di frontiera di Kerem Shalom.
Secondo le associazioni a tutela dei diritti umani, ai palestinesi che lavoravano in Israele prima dello scoppio della guerra sono stati revocati i permessi di lavoro e tutti adesso (si tratta di migliaia di persone) si trovano in una sorta di limbo legale, letteralmente abbandonati dallo Stato ebraico.
Alcuni tra coloro che sono entrati a Gaza hanno raccontato a The Times Of Israel di essere stati detenuti a Ofer, un centro di detenzione israeliano in Cisgiordania; uno di loro, Mohammed Shalaya, ha riferito che le condizioni sono state pessime nei primi cinque o sei giorni, ma poi sono migliorate. Shalaya, che lavorava in una cava nel nord di Israele prima della guerra, ha aggiunto che - quando sono stati bloccati dalle autorità - i palestinesi sono stati costretti a consegnare soldi, cellulari e carte d'identità, e che non hanno avuto indietro nulla, una volta rispediti a Gaza.