AGI - Al suono assordante di un aereo da ricognizione israeliano che sorvola il Libano meridionale, Ghassan Hassan lavora instancabilmente per completare la raccolta delle olive, cruciale per gli abitanti della regione. La paura, negli agricoltori come lui, è quella di una escalation, di un allargamento del conflitto tra Israele e Palestina. "Quest'anno è diverso dagli anni precedenti, gli aerei sono tanti, giorno e notte, mentre lavoriamo", dice l'uomo sulla cinquantina all'agenzia France Press, mentre raccoglie le olive dagli alberi dalle chiome argentate.
Il rumore "disturba i lavoratori, che si spaventano e a volte se ne vanno", aggiunge dal campo della sua famiglia nella regione di Hasbaya, vicino al confine con Israele. Accanto a lui, un lavoratore a giornata riceve un messaggio sul cellulare che lo informa dei bombardamenti in un villaggio vicino, dove vive con la sua famiglia. Chiama per chiedere notizie, poi, rassicurato, torna al lavoro.
La stagione della raccolta delle olive, che dura dalla fine di ottobre all'inizio di novembre, arriva in un momento in cui il Libano meridionale è teatro di scambi di fuoco quotidiani tra l'esercito israeliano e gli Hezbollah libanesi e i loro alleati, che sostengono Hamas.
Le violenze sono iniziate all'indomani dell'attacco del movimento islamista palestinese contro Israele, il 7 ottobre, che si è vendicato bombardando senza sosta la Striscia di Gaza, una guerra che ha provocato migliaia di vittime. Nel sud del Libano, nel mese di ottobre, sono state uccise 63 persone, per lo più combattenti Hezbollah filo-iraniani, ma anche civili.
Gli alberi bruciati
"Abbiamo difficoltà a trovare lavoratori a giornata", dice Ghassan Hassan. "Un tempo c'erano molti lavoratori agricoli siriani" nella regione, "ma se ne sono andati". Secondo le Nazioni Unite, quasi 29.000 persone, la maggior parte delle quali vive nelle zone di confine, sono già fuggite dalle loro case dall'inizio delle violenze. Mentre il raccolto già prometteva di essere scarso quest'anno, a peggiorare le cose, gli ulivi, alcuni ultracentenari, sono stati vittime di incendi causati dai bombardamenti.
Il ministro dell'Agricoltura Abbas Hajj Hassan ha dichiarato all'AFP che 40.000 alberi sono stati bruciati dagli incendi nella striscia di confine. Il Libano e le ONG hanno accusato Israele di aver usato il fosforo bianco, il cui uso è vietato contro i civili, nei suoi attacchi per causare deliberatamente incendi.
Un rischio continuo
Le scene rurali di persone che scuotono gli ulivi per far cadere il raccolto su teli bianchi stesi sotto gli alberi contrastano con l'atmosfera di guerra. Un altro agricoltore, Hussein Chahine spiega che i i suoi colleghi interrompono il lavoro ogni giorno "quando i bombardamenti si intensificano". E lo fa mentre un'esplosione risuona in lontananza.
"Speriamo che la situazione si calmi per poter finire il raccolto", dice l'uomo con dei baffi imponenti. Ha ordinato agli operai di mettere i sacchi di olive sul suo furgone per evacuare la zona il più rapidamente possibile."Non sappiamo cosa potrebbe accadere. Alla prima avvisaglia di qualcosa di più grave, ce ne andiamo", afferma. "La gente rischia la vita. Ogni anno aspettiamo la stagione delle olive per poter vendere l'olio e vivere di rendita", spiega.
La sola regione di Hasbaya conta circa un milione e mezzo di ulivi, secondo Rachid Zouayhed, capo della cooperativa agricola della regione. "La stagione delle olive è la principale fonte di reddito per gli abitanti della regione. Bombardamenti o no, la gente deve raccoglierle", spiega il 73enne, oggi insegnante in pensione.
In un campo vicino, i membri della stessa famiglia lavorano insieme. "Non abbiamo paura, ma il rumore degli aerei è snervante", dice Mona Chaar, 54 anni, mentre raccoglie le olive e le ripone nel grembiule, mentre altri membri della famiglia scuotono gli alberi per farle cadere. "Poco fa c'è stato un bombardamento nella zona, ma ormai ci siamo abituati", aggiunge suo cugino Adnane, altrettanto flemmatico. "Conosco persone che sono troppo vicine al confine e non hanno potuto raccogliere nulla a causa degli attacchi dal cielo. Hanno abbandonato la loro terra e quindi le loro risorse".