AGI - La pace è come un Lu Ban Lock, o Luban o “Kongming locks”, l’antico puzzle cinese composto da sei fino a quindici pezzi smontabili, un gioco in cui parti concave e convesse devono incastrarsi. “Quando lo spezzi è poi difficile da ricomporre”. La frase con cui l’ambasciatore cinese Zhang Ju ha inaugurato il mese di presidenza della Cina del Consiglio di sicurezza dell’Onu, indica che la via della pace in Medio Oriente e in Ucraina è complicato come il puzzle in legno color mogano inventato più di 2500 anni fa dal carpentiere cinese Lu Ban e mostrato ai media, lo stesso che nel 2014 l'allora presidente cinese Li Keqiang regalò alla cancelliera tedesca Angela Merkel durante una visita a Berlino.
Alla fine della conferenza stampa, ripreso dalle telecamere dei media, tra cui AGI, l’ambasciatore riesce a inserire l’ultimo tassello e a ricomporlo, ma dopo che il suo assistente l’aveva rimesso a posto, lasciando astutamente l’ultimo pezzo all’ambasciatore. La pace vera però resta un puzzle molto più difficile da risolvere e il messaggio oggi è che al Palazzo di Vetro potrebbe non cambiare niente nelle prossime settimane.
Riguardo lo stallo al Consiglio di sicurezza, incapace di approvare una risoluzione di pace a Gaza, dopo la bocciatura della proposta americana, bloccata dal veto di Cina e Russia, e le due russe affossata in Consiglio anche con il veto americano, non sembra esserci spazio, al momento, per una terza via. “La priorità - ha spiegato Zhang, rispondendo alle domande dei giornalisti - è il cessate il fuoco, gli altri temi sono meno importanti”.
Gli altri temi sarebbero la condanna ufficiale di Hamas, chiesta dagli Stati Uniti, e la liberazione immediata e senza condizioni degli ostaggi, come il segretario generale dell’Onu António Guterres chiede dall’inizio. La Cina si limita a dire che vuole una “risoluzione che sia un messaggio forte”, ma allo stesso tempo gela le aspettative di Israele, contraria al cessate il fuoco, commentando: “abbiamo ascoltato voci più forti nel mondo che sono a favore del cessate il fuoco”. Chi si aspettava che con l’assunzione della presidenza la Cina potesse fare un passo indietro, è rimasto abbastanza deluso.
“Sarà una presidenza inclusiva”, dice il rappresentante cinese, ma senza indicare quanto e su cosa? Zhang si è confermato affabile e disposto a rispondere alle domande, ma anche abile a non sbilanciarsi. “Non è un dovere morale solo nostro trovare la pace - ribadisce l’ambasciatore - dovete chiedere anche agli altri”. Resta la preoccupazione che il conflitto in Medio Oriente si allarghi, ma in un’ora di conferenza non arriva il segnale di speranza.