AGI - Sono ormai più di 5000 le vittime del conflitto nella Striscia di Gaza. Lo riferisce il ministero della Sanità di Gaza, gestito da Hamas. Intanto cresce l'allarme per la spirale della crisi umanitaria a Gaza. E la possibilità di una tregua per ora è lontana. Lo lascia intendere chiaramente il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, sentito dalla CNN. "Non crediamo che questo sia il momento per un cessate il fuoco. Israele ha il diritto di difendersi. Hanno ancora del lavoro da fare per attaccare la leadership di Hamas": ha detto.
Dalla Cina arriva invece il richiamo al diritto internazionale umanitario e il sostegno a una mediazione. "Tutti i paesi hanno il diritto all'autodifesa", ha detto il ministro degli esteri cinese Wang Yi al ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen, sottolineando però che "dovrebbero rispettare il diritto internazionale umanitario e proteggere la sicurezza dei civili": il dialogo con la controparte israeliana è avvenuto nella prima chiamata diplomatica con Pechino dopo l'avvio del conflitto
La Cina "farà tutto il possibile", ha detto Wang Yi, per sostenere gli sforzi "favorevoli alla pace". Il ministro degli esteri cinese Wang Yi ha avuto una telefonata diplomatica con il suo omologo israeliano Eli Cohen.
La prima telefonata diplomatica intercorsa tra i due Paesi dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas, dove la Cina ha riconosciuto il diritto di tutti i paesi all'autodifesa pur nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della protezione dei civili. La Cina si è astenuta dal condannare esplicitamente Hamas per gli attacchi.
"Il compito più urgente ora è impedire che la situazione peggiori ulteriormente e porti a un disastro umanitario più grave", ha detto a Cohen il ministro degli Esteri Wang. Ha inoltre ribadito la posizione di Pechino secondo cui la soluzione dei due Stati è l'unica possibile per risolvere il conflitto.
Macron in Israele a sostegno della tregua umanitaria
Il presidente francese Emmanuel Macron è arrivato a Tel Aviv per esprimere la "piena solidarietà" della Francia a Israele dopo l'attacco del movimento islamico palestinese Hamas che ha provocato più di 1.400 morti lo scorso 7 ottobre.
Macron, informa l'Eliseo, invocherà in particolare una "tregua umanitaria" per consentire l'accesso degli aiuti a Gaza, sotto blocco totale, e l'uscita dal territorio degli ostaggi presi da Hamas durante l'attacco.
Il capo dello Stato francese incontrerà a Gerusalemme il primo ministro Benjamin Netanyahu, il presidente Isaac Herzog e i leader dell'opposizione Benny Gantz e Yair Lapid. Emmanuel Macron e Benjamin Netanyahu rilasceranno una dichiarazione alla stampa dopo la loro intervista alle 13:00 (10:00 GMT).
Il presidente incontrerà anche a Tel Aviv le famiglie dei francesi e dei franco-israeliani uccisi nell'attacco o presi in ostaggio da Hamas a Gaza. Almeno 30 cittadini francesi sono stati uccisi, il bilancio delle vittime più pesante dall'attacco del 14 luglio 2016 a Nizza (86 morti) nel sud della Francia, e sette risultano dispersi, tra cui un ostaggio sicuro e diversi altri probabilmente detenuti da Hamas a Gaza.
Biden a Netanyahu: "Bene il rilascio degli ostaggi"
Un nuovo colloquio telefonico fra il presidente degli Usa Joe Biden e il premier israeliano Benjamin Netanyahu è avvenuto nelle scorse ore: come riferisce la Casa Bianca, Biden ha apprezzato il rilascio di altri due ostaggi a Gaza e ha rinnovato il suo impegno per la liberazione di tutti quelli ancora detenuti da Hamas, fra i quali si ci sono diversi cittadini americani e "per garantire un passaggio sicuro ai cittadini statunitensi e ad altri civili a Gaza".
Inoltre, il presidente degli Stati Uniti "ha sottolineato la necessità di sostenere un flusso continuo di assistenza umanitaria urgentemente necessaria a Gaza". Ancora, Biden ha confermato a Netanyahu il "sostegno degli Stati Uniti a Israele" e lo ha aggiornato "sugli sforzi in corso per la deterrenza regionale, che prevedono anche nuovi dispiegamenti militari da parte degli Usa". Infine, i due leader hanno concordarsi di parlarsi di nuovo "nei prossimi giorni".