AGI - Almeno diciassette persone sono rimaste uccise giovedì nell'attacco contro un complesso che ospitava una chiesa ortodossa a Gaza. Nella struttura avevano trovato rifugio decine di famiglie cristiane e musulmane che avevano perso le loro case. La notizia è stata confermata dalla Caritas, che ha comunicato la morte di una sua addetta.
Nell'attacco che ha colpito la sala adiacente alla chiesa di San Porfirio a Gaza - che ha fornito rifugio a 411 persone -, vi erano anche "5 membri dello staff di Caritas Gerusalemme, insieme alle loro famiglie", spiega la Caritas, "Viola, una tecnica di laboratorio Caritas Gerusalemme di 26 anni, ha perso la vita insieme al suo bambino e al marito. Tra le vittime ci sono anche la sorella di Viola e i suoi due figli".
"All'interno della sala, un totale di 83 persone ha cercato sicurezza. A partire da ora, il bilancio ammonta a 17 vite perse, con decine di altri feriti. Purtroppo, si prevede che questi numeri aumenteranno", prosegue la Caritas, "la chiesa non era solo un luogo di culto ma anche un centro di soccorso che forniva cibo, vestiti e assistenza medica agli sfollati e ad altri gruppi vulnerabili. Come Caritas Gerusalemme, esprimiamo il nostro dolore e la nostra indignazione per la tragedia che ha colpito queste persone innocenti".
Altri 15 cristiani sotto le macerie
L'attacco ha provocato il crollo totale di un edificio. Secondo i collaboratori locali dei progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs), altri 15 cristiani sarebbero rimasti intrappolati sotto le macerie. L'edificio della chiesa di San Porfirio non è stato colpito.
Dall'inizio del conflitto armato circa 400 persone, in maggioranza cristiani, si sono rifugiate nel complesso. Tra le vittime ci sono diversi giovani cristiani che facevano parte del "Progetto Generazione Occupazione" per la gioventù cristiana, gestito dal Patriarcato latino di Gerusalemme.
Il complesso ortodosso si trova a poche centinaia di metri dalla chiesa cattolica della Sacra Famiglia, dove trovano rifugio altri 500 cristiani. Molte famiglie del complesso greco-ortodosso si sono dovute trasferire nella Sacra Famiglia, che è già piena.
Bombe anche sul complesso cattolico
Secondo fonti di Acs, giovedì sera anche il complesso cattolico è stato colpito da bombe. Alla popolazione cristiana della Striscia di Gaza è stato ripetutamente chiesto di evacuare e spostarsi a sud. I cristiani non sono tuttavia disposti ad andarsene a causa della mancanza di sicurezza e di garanzie che le persone che si spostano dal nord al sud di Gaza non vengano prese di mira.
Intervistata da Acs, suor Nabila ha affermato: "Noi non ce ne andremo. La gente non ha niente, nemmeno le cose basilari. Dove dovremmo andare? A morire in strada? Abbiamo anziani, qui ci sono anche le Missionarie della Carità, con persone con problemi di salute, disabilità multiple e anziani. Dove andiamo?".
Acs chiede ai suoi benefattori e amici di offrire preghiere per le vittime, i feriti e le loro famiglie e, in comunione con il Patriarcato latino di Gerusalemme e quello greco-ortodosso, chiede l'immediata cessazione dei bombardamenti sui luoghi di culto e sulle istituzioni umanitarie.