AGI - Papa Pio XII sapeva dei campi di sterminio nazisti? Da quando? Il dibattito, aperto da moltissimo tempo, è stato riacceso da una lettera inedita pubblicata pochi giorni fa sul settimanale culturale 'La Lettura', datata 14 dicembre 1942 e indirizzata da un gesuita tedesco al confratello Robert Leiber, segretario personale di Pio XII. Nel documento si fa menzione dei lager di Auschwitz e di Dachau, citando anche la tragica fine degli ebrei internati.
Eppure, già nel 2012 una pubblicazione curata dall'Emeroteca Biblioteca Tucci di Napoli ('Leggi razziali e orrore dei lager in un decennio di stampa: 1937-1946') condensava nelle pagine scritte dal suo presidente, Salvatore Maffei, sia documenti riservati, ma poi noti perché citati da insigni studiosi, sia articoli di stampa dal tono abbastanza esplicito. Gli uni e gli altri, sfarinati nella brevità della memoria che per ricostruire eventi di ottant'anni fa cancella testimonianze che ne compiono appena undici.
Chi avesse letto per esempio Il Messaggero del 31 gennaio 1942, undici mesi prima della lettera al gesuita Leiber, vi avrebbe trovato riportato un discorso di Hitler in cui si affermava che "questa guerra può terminare soltanto con lo sterminio dei popoli europei ariani o con la distruzione degli ebrei; ma io vi dico che terminerà con l'annientamento degli ebrei e che per la prima volta sarà applicata la legge del taglione. Gli ebrei saranno liquidati per un migliaio d'anni".
Ma non basta. Walter Laqueur, autorevole studioso, docente alla Georgetown University, figlio di ebrei uccisi dai nazisti, nel suo saggio 'Il terribile segreto - La congiura del silenzio sulla 'soluzione finale', ricordava che già nel 1941 il Nunzio apostolico della Slovacchia aveva comunicato al Vaticano che "nell'est si stavano uccidendo tutti gli ebrei" e che "il governo sovietico era stato avvisato dai suoi agenti di quanto avveniva nei suoi territori occupati dai tedeschi e l'aveva reso noto agli alleati occidentali".
Ricordava Raul Hilberg, altro studioso citato nel volume dell'Emeroteca Biblioteca Tucci e autore nel 1961 di 'La Destruction des Juifs d'Europè, tradotto in italiano nell'edizione del 1995, ebreo austriaco scappato negli Usa e assegnato al War documentation department, che l'Oss (Office of Strategic Services) aveva ricevuto da Lisbona (il 20 giugno '41) un rapporto di 11 parole redatto da un ufficiale britannico evaso e nascosto nel ghetto di Varsavia: "La Germania non perseguita più gli Ebrei. Li stermina con sistematicità".
Tuttavia neanche un lettore comune, e non ammesso ai rapporti riservati, poteva più ignorare quel che stava accadendo. "La prima notizia di stampa sulla 'scomparsa' di treni carichi di deportati ebrei partiti da Varsavia - si ricorda nella raccolta curata da Maffei - apparve sul Newsweek del 10 agosto 1942, il 19 fu Paris Soir a parlare di imminente deportazione in Polonia di ebrei francesi, informazione ripresa l'indomani dal New York Times", che il 3 settembre di quell'anno e il 25 successivo parlava di due milioni di morti "in un articolo contenente anche i nomi dei campi di sterminio".
L'incaricato degli Stati Uniti presso il Vaticano, Harold Tittman - risulta da un telegramma inviato il 26 dicembre '42 al segretario di Stato, Corder Hull - "aveva ricevuto dal cardinale Maglione una sconcertante comunicazione: la Santa Sede non avrebbe potuto fare una denunzia specifica delle atrocità commesse dai tedeschi, ma soltanto condannare tutte le atrocità in senso generale. Insomma: nazisti=bolscevichi".
Nell'Osservatore Romano del 25 dicembre 1942 si può leggere tutto quello che Pio XII aveva pronunciato nel suo Messaggio di Natale a proposito dello sterminio degli ebrei senza citarli: "... l'umanità lo deve alle centinaia di migliaia di persone, le quali, senza veruna colpa propria, talora solo per ragione di nazionalità o di stirpe, sono destinate alla morte o ad un progressivo deperimento".
Ma forse, rileggendo gli studi di Laqueur, e Hilberg, anche due futuri papi non erano all'oscuro della tragedia: "L'8 luglio 1943 il legato apostolico in Turchia Angelo Roncalli scrive al cardinale Montini, sostituto della Segreteria di Stato, di aver appreso dall'ambasciatore tedesco Von Papen del ritrovamento nella foresta di Katyn dei corpi di migliaia di ufficiali polacchi massacrati dai sovietici, fatto che avrebbe dovuto far comprendere ai polacchi che sarebbe stato meglio schierarsi dalla parte dei tedeschi.
'Ho risposto a Von Papen con un sorriso triste - aggiunge Roncalli - che prima sarebbe stato necessario far dimenticare i milioni di ebrei spediti e uccisi in Polonia". Documenti, e parole, che talvolta passano inosservati per balzare all'improvvisa attualità tanti anni dopo. E per essere magari nuovamente dimenticati.