AGI - “Le relazioni tra l'Azerbaigian e l'Italia si basano sul partenariato strategico e apprezziamo tutte le sincere iniziative di mediazione che sono davvero utili per portare avanti l'agenda di pace con l'Armenia proposta dall'Azerbaigian”. Lo ha affermato l’ambasciatore azero in Italia, Rashad Aslanov, in un’intervista all’AGI in cui ha spiegato le ragioni dell’operazione militare avviata nella regione del Karabakh.
Aslanov ha chiarito che in ogni caso "tutte le questioni relative alla regione in Azerbaigian sono questioni interne”. “Come più volte sottolineato dal mio Presidente – ha aggiunto il diplomatico - gli armeni che vivono nel Karabakh possono continuare a vivervi come cittadini dell'Azerbaigian e possono godere degli stessi diritti offerti dalla nostra Costituzione a ogni cittadino dell'Azerbaigian, indipendentemente dalla sua origine”.
“Considerando l'appello dei rappresentanti degli armeni nella regione del Karabakh in Azerbaigian, è stata presa la decisione di sospendere le misure di antiterrorismo locali a partire dalle ore 13:00 del 20 settembre nei seguenti termini: le forze armate armene di stanza nel Karabakh e i gruppi armati illegali depongono le armi, si ritirano dalle loro posizioni di battaglia e dagli avamposti militari e sono soggetti al completo disarmo; le formazioni delle forze armate armene lasciano il territorio dell’Azerbaigian e i gruppi armeni illegali vengono sciolti. Contemporaneamente vengono consegnate tutte le munizioni e l'equipaggiamento militare pesante”, l’ambasciatore.
“Sempre su invito di Baku - aggiunto - domani si svolgerà a Yevlakh un incontro con i rappresentanti degli armeni residenti nel Karabakh, per discutere della reintegrazione degli armeni sotto la Costituzione azerbaigiana”. Quelle messe in atto nella regione del Karabakh, “sono misure antiterrorismo locali all’interno del territorio sovrano dell’Azerbaigian finalizzate al ripristino dell’ordine costituzionale della Repubblica”, ha sottolineato Aslanov.
“È un nostro dritto eliminare le ‘zone grigie’ all’interno del nostro territorio. Quale paese accetterebbe l’esistenza illegale di forze armate e di “zone grigie” nel suo territorio sovrano?” ha aggiunto l’ambasciatore. “Vorrei chiarire che non esiste più la cosiddetta unità territoriale ‘Nagorno Karabakh’ in Azerbaigian – ha proseguito il diplomatico -, ma esiste la regione economica del Karabakh nel territorio sovrano della Repubblica dell’Azerbaigian, dove ieri sono state varate misure di antiterrorismo locali”.
Perché è necessario adottarle? “È noto – ha aggiunto Aslanov - che il 20% dei territori dell’Azerbaigian è stato occupato dall’Armenia per quasi 30 anni. L'Armenia ha condotto una pulizia etnica e un massacro degli azerbaigiani negli anni 1988-1993. Abbiamo avuto più di 750.000 sfollati interni provenienti dai territori occupati e più di 250.000 rifugiati dall'Armenia, che stanno ancora aspettando di tornare alle loro case. Dopo la firma della Dichiarazione Trilaterale nel novembre 2020, l’Armenia aveva l’obbligo di ritirare tutte le sue forze armate dai nostri territori, ma non lo ha fatto. Al contrario, per quasi tre anni l'Armenia ha mantenuto le sue forze armate nel territorio dell'Azerbaigian, finanziandole e fornendo ogni tipo di materiale e assistenza militare”.
“Oggi – ha proseguito l’ambasciatore - ci sono 10.000 soldati armeni illegali nel Karabakh, che terrorizzano i cittadini azerbaigiani da anni e questo terrorismo deve essere fermato. Ieri due veicoli sono esplosi su una mina anticarro piazzata nella regione di Khojavand da un gruppo di sabotaggio delle forze armate armene, uccidendo 2 civili e 7 membri del Ministero degli Interni”. “Il numero totale delle vittime delle mine antiuomo ha raggiunto le 320 persone, di cui più di 60 sono morte dopo la Guerra Patriottica di 44 giorni del 2020”, ha ricordato Aslanov.
Quindi un’operazione che ha l’obiettivo di “prevenire possibili provocazioni su larga scala da parte delle forze armate armene situate nella regione economica del Karabakh e per garantire l'attuazione delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale, nonché per il disarmo e il ritiro delle unità delle forze armate dell'Armenia dai territori dell'Azerbaigian, la neutralizzazione delle loro infrastrutture militari e la garanzia di sicurezza della popolazione pacifica, dei dipendenti civili e del personale militare coinvolti nei lavori di restauro e costruzione svolti nell'area e per ripristinare l’ordine costituzionale della Repubblica dell’Azerbaigian”.
“Gli obiettivi delle misure “antiterroristiche” adottate dall’Azerbaigian “sono esclusivamente formazioni militari e infrastrutture militari illegali”, ha detto ancora l’ambasciatore. “L’Azerbaigian – ha spiegato - non prende di mira la popolazione civile. A questo proposito è necessario che la popolazione civile armena si tenga lontana dagli obiettivi militari”.
Il Paese, ha proseguito il diplomatico, “ha ripetutamente affermato che la permanenza di unità delle forze armate dell’Armenia nella regione del Karabakh, contrariamente alle disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 10 novembre 2020, costituisce una seria minaccia alla pace e alla stabilità regionale. L’unico modo per raggiungere la pace e la stabilità nella regione è il ritiro incondizionato e completo delle forze armate armene dalla regione del Karabakh in Azerbaigian e la dissoluzione del regime fantoccio”.