AGI - Enrique Tarrio, ex leader del gruppo americano di estrema destra Proud Boys, è stato condannato a 22 anni di carcere, la pena più dura finora comminata per l'attacco al Campidoglio degli Stati Uniti del 6 gennaio 2021 che ha provocato la morte di cinque persone, tra cui un agente di polizia che ha subito un attacco di cuore poche ore dopo l'evento, e l'aggressione a circa 140 agenti. Inoltre, quattro poliziotti si sono successivamente suicidati.
"La nostra ininterrotta tradizione di trasferimento pacifico del potere è stata interrotta quel giorno", ha affermato il giudice distrettuale americano Timothy Kelly. I pubblici ministeri avevano chiesto una pena detentiva di 33 anni per Tarrio, che non era a Washington il 6 gennaio 2021 ma era stato accusato di aver diretto l'assalto in stile militare.
Il 39enne Tarrio e molti altri membri dei Proud Boys sono stati condannati per cospirazione sediziosa a maggio per il loro ruolo nel tentativo di impedire la certificazione del Congresso della vittoria elettorale del democratico Joe Biden del 2020 su Donald Trump.
Un altro membro dei Proud Boys, Ethan Nordean, 32 anni, ha ricevuto una condanna a 18 anni di reclusione dal giudice Kelly la scorsa settimana. Anche Stewart Rhodes, il fondatore di un'altra milizia di estrema destra centrale nell'assedio del Campidoglio, gli Oath Keepers, è stato condannato a 18 anni di prigione all'inizio di quest'anno.
Chi è Enrique Tarrio
Tarrio, nato da genitori cubani a Miami 39 anni fa, è cresciuto a Little Havana e per parte della sua vita ha avuto diverse piccole imprese nel settore della sicurezza e sorveglianza. Nelle interviste televisive appare spesso con indosso occhiali da sole e un berretto nero. Nelle proteste avvenute a Washington prima dell'assalto al Campidoglio, i fotografi lo hanno ripreso più volte con indosso un giubbotto antiproiettile.
Ha guidato il gruppo di estrema destra Proud Boys dal 2018 al 2021, ha assistito all'assalto del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill da un hotel a Baltimora, a circa 45 miglia dalla scena del peggior attacco alla democrazia nella storia degli Stati Uniti.
Perché il 6 gennaio non c'era
Non era a Capitol Hill perché due giorni prima era stato arrestato all'arrivo a Washington da Miami per un altro incidente controverso: l'incendio di una bandiera con la scritta "Black Lives Matter" in una chiesa storica della comunità.
Al momento del suo arresto, la polizia ha trovato nel suo zaino due cartucce di proiettili di fucile d'assalto con il logo dei Proud Boys. È stato rilasciato con l'ordine di allontanarsi da Washington e, successivamente, le autorità hanno ammesso che la sua detenzione era avvenuta per prevenire possibili atti di violenza durante la marcia che Trump aveva indetto per il 6 gennaio 2021 con lo slogan "Stop al furto".
Tarrio però non lasciò immediatamente la città. Un giorno prima dell'assalto al Campidoglio, incontrò in un parcheggio sotterraneo a Washington il leader di un'altra organizzazione di estrema destra, il fondatore degli Oath Keepers, Stewart Rhodes.
Inoltre, ha trascorso i giorni precedenti l'attacco inviando istruzioni ad altri membri dei Proud Boys. Ha chiesto a uno dei suoi luogotenenti in un messaggio Telegram: "Qualunque sia il risultato... fate che sia uno spettacolo".
"I soldati della destra hanno cercato di mantenere il loro leader al potere. Hanno fallito. Non sono eroi, sono criminali", hanno scritto i Procuratori in una memoria depositata alla corte in agosto. Tra quei soldati, Tarrio era il più alto in grado: al momento dell'assalto al Campidoglio era il leader di un gruppo che promuove la violenza e sposa visioni antisemite, antimusulmane e misogine, e che l'organizzazione per i diritti civili Southern Poverty Law Center definisce un movimento d'odio.
Più di 200 dei suoi membri hanno fatto irruzione in Campidoglio e lo hanno fatto, secondo la Procura, agli ordini di Tarrio e dei suoi luogotenenti. A quel tempo, Tarrio aveva alle spalle una buona dose di credenziali politiche: era stato il direttore dello stato della Florida del gruppo "Latinos for Trump" e aveva tentato di candidarsi alle primarie del Partito Repubblicano per un seggio al Congresso della Florida, ma alla fine si era ritirato.
Su quel seggio era poi andata Maria Elvira Salazar, dell'ala più conservatrice del Partito repubblicano e figlia di genitori cubani in esilio a Miami.