AGI - Primo giorno di scuola nel segno della sfida all'autorità per 298 alunne francesi che, al suono della campanella, ieri si sono presentate in classe indossando la controversa tunica islamica tradizionale, la abaya, espressamente vietata dal nuovo regolamento introdotto da Matignon alla vigilia della 'rentree' (il ritorno a scuola Oltralpe).
"Poco meno di 300, credo 298 ragazze, ieri indossavano l'abaya nelle loro scuole", ha reso noto il ministro francese all'Istruzione Gabriel Attal ai microfoni dell'emittente Bfmtv. "La stragrande maggioranza" di queste - ha aggiunto - ha rispettato il divieto, ma "67 non hanno accettato" di toglierli la tunica e, quindi, "sono tornate a casa". Sono state soprattutto ragazze più adulte, alunne della scuola secondaria, a tentare inutilmente il braccio di ferro contro le istituzioni, ma il ministro confida in un futuro atteggiamento più remissivo: "Nei prossimi giorni - ha affermato - dovranno tornare perché devono andare a scuola e allora vedremo se hanno o meno rispettato la regola, senno' continueremo a dialogare con loro", ha proseguito Attal chiarendo che il valore della laicità nelle scuole pubbliche "non è una costrizione".
Atteggiamenti di aperta sfida alla laicità (e alla nuova regola) sono stati per lo più registrati nei grandi agglomerati urbani e nelle grandi città e, a detta del ministro, hanno interessato "meno di un centinaio di istituti" scolastici su oltre 60mila scuole francesi. Il divieto di indossare l'abaya, adottato tra le polemiche e con un provvedimento lampo, quattro giorni prima della ripresa scolastica, non ha comunque provocato "incidenti" gravi nel primo giorno di scuola, secondo quanto riferito ieri sera dalla premier francese, Elisabeth Borne.
Attesa la pronuncia del Consiglio di Stato
Nel primo pomeriggio il Consiglio di Stato francese esaminerà il nuovo divieto d'indossare l'abito lungo islamico, l'abaya, nelle scuole pubbliche francesi.
La pronuncia - su ricorso presentato venerdì scorso dall'associazione per i diritti dei musulmani (Adm) - sarà resa dopo solo 48 ore dalla conclusione dell'indagine del Consiglio di Stato, secondo una procedura accelerata prevista dalla giustizia amministrativa d'Oltralpe per provvedimenti di questo tipo. L'Adm francese ha presentato ricorso contro il provvedimento introdotto in tempi record dal governo, solo quattro giorni prima della ripresa scolastica, chiedendone la sospensione. I ricorrenti ritengono infatti che il divieto "violi i diritti dei minori, in quanto si rivolge principalmente ai bambini musulmani, creando un rischio d'identificazione etnica a scuola". Ieri, nel giorno della riapertura delle aule scolastiche in tutta Francia, gli attivisti dell'Adm hanno anche deferito la questione al difensore dei diritti umani, la mediatrice Claire Hedon, chiedendole di "intervenire nel procedimento" davanti al Consiglio di Stato o, in caso contrario, di "prendere posizione sul divieto". Un intervento che, date le strette scadenze, Hedon per il momento non potrà rendere.