AGI - Il Texas Tribune, pionieristica testata giornalistica digitale, ha licenziato sui due piedi l’11% del suo personale, ciò che mette a rischio “la sostenibilità del giornalismo no-profit locale”. Lo riporta il Washington Post.
Cento dipendenti: per il Tribune questi sono i primi licenziamenti in 14 anni di vita nell’ambito del settore delle notizie locali che appare però “moribondo” a causa del sempre più massiccio impiego dell’AI, al declino delle notizie, al cambiamento dei gusti del pubblico e alla crisi del mercato editoriale in sé.
Tant’è che l’amministratore delegato Sonal Shah ha cercato di spiegare loro le difficoltà del momento e le decisioni difficili che sarà costretto a prendere promettendo però di voler sostenere la redazione nell’affrontare “le sfide che ci sono davanti”.
Il Texas Tribune, che è gratuito, si occupa di politica, immigrazione, sanità e ambiente e i suoi giornalisti negli anni si sono aggiudicati diversi premi nazionali per la copertura delle notizie, “diventando un modello per il giornalismo no-profit locale”. Il Tribune Texas è infatti finanziato principalmente con contributi che provengono da circa diecimila soci, da importanti donazioni e sponsorizzazioni di aziende oltre che da una serie di eventi pubblici promossi dalla stessa testata che si concentrano nel Texas Tribune Festival, la cui ultima edizione 2022 ha attirato circa 9 mila persone mentre il prossimo settembre è in calendario la nuova edizione 2023.
Gli 11 licenziamenti di mercoledì sono la diretta conseguenza del fatto che anche il Tribune non è immune dagli effetti collaterali della crisi dei media e dalle difficoltà che le aziende editoriali devono affrontare. Tra gli undici licenziati, c’è la redazione, il team multimediale, la giornalista Jolie McCullough, che si occupava di giustizia penale, Alexa Ura, che ha coperto i servizi sui cambiamenti demografici del Texas e l’editor David Pasztor, in servizio presso la testata da lungo tempo.
In una riunione giovedì mattina, Shah e il redattore capo Sewell Chan hanno cercato di giustificare la riduzione del personale come “necessaria per la crescita”. Secondo il sito Austin Chronicle il fatto che il Tribune, a lungo una delle testate giornalistiche finanziariamente più stabili del Texas, sia ricorso ai licenziamenti è di per sé “già abbastanza scioccante”, ma il fatto che si sia scelto di eliminare “le posizioni che coprono la giustizia penale e le comunità emarginate” è stato del tutto imprevedibile. Tant’è che la giornalista del Los Angeles Times Keri Blakinger, che ha seguito per anni le questioni carcerarie del Texas, ha riassunto così il suo pensiero su X, l’ex Twitter: “È una scelta devastante non solo per i lettori, ma per gli oltre 120.000 detenuti che si trovano nelle carceri del Texas di cui il Tribune non si occuperà più”.