AGI - La Tokyo Electric Power (Tepco), l'operatore della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, danneggiata dallo tsunami nel 2011, nel nord-est del Giappone, ha dichiarato di aver avviato i preparativi finali per il rilascio nell'Oceano Pacifico dell'acqua stoccata nel sito, procedura che sarà avviata da domani.
In una nota, la Tepco ha spiegato di aver trasferito circa un metro cubo di quest'acqua, preventivamente filtrata per rimuovere tutte le sostanze radioattive tranne il trizio, e di averla poi diluita con 1.200 metri cubi di acqua di mare.
La concentrazione di trizio in questo campione sarà misurata per confermare che è inferiore al livello di radioattività previsto di 1.500 becquerel (Bq) per litro, il massimo stabilito per lo scarico nell'Oceano Pacifico. Questo livello è 40 volte inferiore allo standard nazionale giapponese, che è in linea con lo standard internazionale in materia (60.000 Bq/litro), ed è anche circa sette volte inferiore al limite massimo fissato dall'Organizzazione Mondiale della Sanita' (OMS) per l'acqua potabile (10.000 Bq/litro). Secondo gli esperti, solo dosi molto concentrate di trizio sono dannose per la salute.
Il Giappone prevede di scaricare in mare più di 1,3 milioni di metri cubi di acqua dalla centrale di Fukushima Daiichi, provenienti dall'acqua piovana, dalle acque sotterranee e dalle iniezioni necessarie per raffreddare i nuclei dei reattori che si sono fusi dopo lo tsunami del marzo 2011 che ha devastato la costa nord-orientale del Paese.
Questo processo durerà quasi tre decenni e il contenuto di acqua 'triziata' negli scarichi giornalieri in mare non supererà i 500 metri cubi. Il piano giapponese è stato convalidato dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA), che supervisionerà anche le operazioni. Ma questo non è bastato a rassicurare soprattutto la Cina, molto critica nei confronti del piano e che da luglio applica alcune restrizioni alle importazioni di prodotti alimentari dal Giappone. E Hong Kong ha seguito l'esempio con restrizioni analoghe.
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