AGI - Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ai colloqui previsti con il suo omologo russo Vladimir Putin intende proporre la ripresa dei colloqui di pace sull'Ucraina e un cessate il fuoco. Lo scrive l'agenzia di stampa russa Ria Novosti citando una fonte dell'amministrazione del leader turco.
"Signor Presidente offrirà la sua mediazione per risolvere il conflitto, ribadirà la tesi che non ci saranno vincitori nella guerra e nessun perdente nel processo di pace", ha detto la fonte. Ankara, secondo l'interlocutore dell'agenzia, è favorevole a un cessate il fuoco e all'avvio dei negoziati. La fonte ha definito Erdogan "l'unico leader mondiale" che gode della "sincera fiducia" di Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky, mantiene i contatti con loro e "fa di tutto per portare la pace nella regione".
Perdite per 100 miliardi di euro
Le maggiori aziende europee hanno subito perdite dirette per almeno 100 miliardi di euro a causa delle loro operazioni in Russia dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte di Vladimir Putin lo scorso anno. Lo riporta un'analisi del Financial Times. Nel dettaglio un'indagine condotta su 600 relazioni annuali e bilanci 2023 di gruppi europei mostra che 176 società hanno registrato svalutazioni di attività, oneri legati al cambio e altre spese una tantum a seguito della vendita, chiusura o riduzione di attività in Russia, si legge. Il dato aggregato, specifica l'analisi dell'Ft, non comprende gli impatti macroeconomici indiretti della guerra, come l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime.
Secondo i dati della Kyiv School of Economics, più del 50% delle 1.871 entità di proprietà europea presenti in Russia prima della guerra sono ancora operative nel Paese. Anche se un'azienda ha perso molti soldi lasciando la Russia, chi resta rischia perdite molto più ingenti", ha dichiarato Nabi Abdullaev, partner della società di consulenza strategica Control Risks. "È emerso che tagliare e scappare era la strategia migliore per le aziende che decidevano cosa fare all'inizio della guerra. Più velocemente si partiva, minori erano le perdite".
I costi più pesanti del ritiro si concentrano in pochi settori esposti. Quelli che hanno subito le maggiori svalutazioni e oneri sono i gruppi petroliferi e del gas, dove solo tre società - BP, Shell e TotalEnergies - hanno registrato oneri complessivi per 40,6 miliardi di euro. Le perdite sono state di gran lunga compensate dall'aumento dei prezzi del petrolio e del gas, che ha aiutato questi gruppi a registrare profitti complessivi di circa 95 miliardi di euro (104 miliardi di dollari) lo scorso anno.
Le azioni delle società di difesa sono state sostenute dal conflitto. I servizi di pubblica utilità hanno subito un colpo diretto di 14,7 miliardi di euro, mentre le società industriali, comprese le case automobilistiche, hanno subito perdite per 13,6 miliardi di euro. Le società finanziarie, tra cui banche, assicurazioni e società di investimento, hanno registrato 17,5 miliardi di euro di svalutazioni e altri oneri.