AGI – Mancare l’ultimo dibattito televisivo, a soli tre giorni dall’appuntamento con le urne, potrebbe non esser stata la mossa giusta per il leader del partito popolare spagnolo Alberto Núñez Feijóo. A pensarlo è Carlos Astiz, giornalista, scrittore e commentatore politico, dopo aver seguito il confronto “dimezzato” andato in onda ieri sera sull’emittente Rtve.
Presenti in studio solo tre leader: il premier uscente Pedro Sanchez, leader del partito socialista (Psoe), l’erede del partito comunista Podemos, Yolanda Díaz della piattaforma Sumar, e il numero uno della destra sovranista di Vox, Santiago Abascal.
Contattato da AGI, Astiz chiarisce il suo pensiero: “con la sua assenza, Feijoo lascia intravvedere che Vox è l'unica vera alternativa di cambiamento a Pedro Sánchez e ai suoi partner”.
Il giornalista, ospite ricorrente delle trasmissioni spagnole di approfondimento politico, evidenzia come l’essersi sottratto a un dibattito organizzato da un canale, a detta di Feijóo, “non neutro e obbediente al Psoe”, “ha lasciato Vox, con il suo programma patriottico e critico verso l’Agenda 2023, come unica alternativa visibile” all’elettorato spagnolo.
“Dopo aver subito ogni tipo di attacco sui media spagnoli – prosegue – (Vox) ha avuto nel dibattito l’opportunità di articolare il suo messaggio ponendosi come vera alternativa al governo socialcomunista attuale”.
Astiz nota, peraltro, come il tentativo del conservatore Feijoo di marcare le distanze con la destra sovranista cozza con una realtà che vede i popolari governare con Vox in quattro regioni spagnole e in più di 140 comuni. Dall’altra parte, invece, il leader socialista Sanchez ha continuato a paragonare Abascal all’ex premier statunitense Trump: “Sanchez e Dìaz – afferma Astiz – usano gli stessi argomenti per attaccare Abascal e continuano a dipingere Vox come destra estrema”, negazionista rispetto l’emergenza climatica e poco sensibile ai problemi dei lavoratori.
Anche ieri sera, lascia intendere il noto commentatore, è andato in onda l’ennesimo confronto senza esclusione di colpi tra formazioni politiche che cercano reciprocamente di delegittimarsi: dall’emergenza climatica, alla riforma del lavoro; dalla legge antistupro del governo Sanchez al problema dell’immigrazione “incontrollata” e ai diritti LGBT, le accuse lanciate da una parte all’altra sono state le vere protagoniste in quest’ultimo squarcio di campagna elettorale.
Forse proprio perché, dati (dei sondaggi) alla mano, la presidenza del prossimo governo spagnolo sarà decisa da una manciata di seggi. (AGI)