AGI - La Spagna si appresta a chiudere un ciclo politico, a guida socialista, per abbracciarne un altro, a guida popolare, probabilmente condizionato dalla destra. Pasquale Terracciano già ambasciatore italiano a Madrid, Mosca e Londra consegna ad AGI, con le cautele del caso, le sue ‘previsioni’ a tre giorni dal voto per il rinnovo delle Cortes Generales, il parlamento bicamerale spagnolo.
In un’intervista sugli scenari che si potrebbero delineare all’indomani delle elezioni politiche (anticipate dal premier socialista uscente, Pedro Sánchez) l’ambasciatore evoca sondaggi “che vanno tutti nella stessa direzione e indicano, afferma, che la Spagna sta per chiudere un ciclo politico per aprirne un altro”. “Il partito popolare del galiziano Alberto Núñez Feijóo, afferma, dovrebbe mantenere un vantaggio in termini di voti ma non credo riuscirà ragionevolmente ad ottenere una maggioranza assoluta dei seggi (176 su 350) quindi avrà bisogno di accordarsi con altre formazioni politiche - come i partiti regionali e autonomisti (ma non separatisti) o con Vox – per raggiungere la maggioranza in parlamento”. Il punto, allora, “sarà vedere in che misura il Partito Popolare avrà bisogno del supporto di altre formazioni politiche" e, in particolare, della destra sovranista di Vox.
Quanto peserà in Europa il voto spagnolo?
“Anche in questo caso, tutto dipende da quanto ampio sarà il margine di voti a disposizione del partito popolare. Se avremo una forte affermazione elettorale di Feijóo, i conservatori potranno chiedere a Vox solo l’appoggio esterno e riuscire a formare un governo da soli o con formazioni più ‘tranquille’. Diversamente, sarà molto difficile evitare un accordo di governo con la destra estrema di Abascal”, uno scenario che potrebbe destare qualche preoccupazione in Europa a un anno dalle elezioni europee.
Terracciano rammenta bene l’accordo di governo siglato da Sánchez, con la formazione di sinistra radicale Podemos, per dar vita all’esecutivo nel 2020
“Alla luce di quell’esperienza, dice, molti spagnoli potrebbero spingere i popolari verso un accordo organico con un partito come Vox”.
In quest’ultimo caso, a suo avviso, “potrebbe indebolirsi anche la resistenza dei popolari europei nei confronti di Vox” ma non è escluso, “come abbiamo visto in altre situazioni simili”, che, sotto la spinta della responsabilità di governo, possa prevalere in futuro, anche nel partito di Abascal, “una linea più pragmatica”. All’indomani dello scrutinio, sempre se non ci saranno sorprese, “si aprirà una partita tutta interna nelle file del centrodestra, tra Popolari e Vox”, conclude.
La campagna elettorale è stata caratterizzata da toni particolarmente accesi tra i principali partiti e molti osservatori ritengono che la Spagna sia oggi uno dei paesi europei più polarizzati. Condivide quest’analisi?
“In Spagna, negli ultimi anni, sono nati partiti più radicali che sono via via riusciti a erodere consensi ai partiti tradizionali, cosa che peraltro è successa in altri paesi europei. Nel paese iberico, tuttavia, si sta assistendo a ‘cicli politici’ sempre più brevi, che riflettono la parabola delle aspettative dell’elettorato. Ad esclusione del periodo straordinariamente longevo (dal 1982 al 1996) segnato dai governi del socialista Gonzales, che coincise con la fase costituente e di sviluppo della Spagna moderna, i ‘cicli’ politici si sono sempre alternati (tra popolari e socialisti) ogni otto anni. Dai cicli Aznar (Pp) e Zapatero (Psoe), entrambi durati otto anni, siamo giunti al ciclo del popolare Rajoy, terminato un anno in anticipo e al ciclo attuale di Sanchez che si sta per chiudere dopo solo cinque anni”.
La vita degli esecutivi, in Spagna come altrove, si sta insomma “accorciando”, in sintonia con la ‘pancia’ del corpo elettorale.
“Oggi al quinto anno un governo è in fase calante e l’elezione che segue diventa sempre un referendum sull’operato del leader”.
Il voto di domenica è visto infatti come un referendum sul “sanchismo”, parola che assume valenze molto diverse da un partito o dall’altro. Cosa è a suo avviso il ‘sanchismo’?
“Non ritengo che la parola definisca in sé un fenomeno particolare. Direi piuttosto che indica il particolare approccio alla politica, molto incentrato sulla persona, adottato da Sanchez in questi anni. Anche in questo caso, tuttavia, bisogna constatare che la personalizzazione è un tratto che oggi caratterizza la politica in tutti i paesi e non solo in Spagna”.