AGI - Dopo 5 giorni di sciopero di decine di migliaia di attori hollywoodiani, non ci sono segni di avanzamento nel negoziato per ottenere migliori condizioni di lavoro. Al contrario, né gli attori né i rappresentanti degli studios, i loro datori di lavoro, mostrano segni di cedimento o l'intenzione di tornare al tavolo negoziale.
Lo rileva il New York Times in un articolo dedicato alla questione. Lunedì, il sindacato degli attori Sag-Aftra aveva inviato ai suoi iscritti una nota di 12 pagine in cui espone le sue richieste e le controproposte degli studios.
Un accordo ancora molto lontano
Le parti "rimangono distanti sulle questioni più critiche che riguardano la sopravvivenza stessa della nostra professione", si legge nella nota. La controparte, l'Alliance of Motion Picture and Television Producers, ha risposto con una nota ai media sostenendo che il messaggio del sindacato "distorce deliberatamente" le offerte fatte. Lo sciopero degli attori è iniziato venerdì scorso, in seguito al mancato raggiungimento di un nuovo contratto con gli studios.
Con la loro azione, gli attori di Hollywood hanno affiancato 11,500 sceneggiatori in sciopero da oltre 2 mesi e mezzo. Neanche loro hanno ripreso le trattative dalla rottura dello scorso maggio. Nella nota della SAG-AFTRA si legge che le due parti sono rimaste distanti su diverse questioni chiave, tra cui i compensi, le protezioni contro l'intelligenza artificiale e i costi per l'assistenza sanitaria e le pensioni.
I rappresentanti degli attori hanno chiesto un aumento salariale dell'11% nel primo anno del nuovo contratto; gli studios, secondo i sindacati, hanno risposto con un'offerta del 5%. Ma secondo i "datori di lavoro", fra i quali ci sono Paramount, Universal, Disney ma anche Netflix, Amazon e Apple, la nota che il sindacato ha rivolto ai suoi iscritti "non include le proposte offerte verbalmente" durante le trattative.
In realtà, e che il suo pacchetto complessivo valeva più di un miliardo di dollari in aumenti salariali, miglioramenti sui diritti residuali (un tipo di royalty) e contributi per l'assistenza sanitaria.