AGI - Non bisogna aspettarsi conclusioni concrete o grandi accordi dal vertice Ue-Celac che si terrà lunedì e martedì a Bruxelles. Ma arriverà un segnale politico (e diplomatico): per la prima volta dal 2015 siederanno attorno allo stesso tavolo i 27 capi di Stato e di governo dell'Unione europea con i 33 omologhi dell'Associazione dell'America Latina e dei Caraibi (non tutti presenti a livello di vertici, mancheranno probabilmente cinque leader).
Non sarà tuttavia un summit da foto opportunity (che comunque verrà scattata attorno alle 17:30 di lunedì) ma un'occasione di confronto vero e serrato sulle questioni più pressanti che riguardano i due blocchi: dal commercio alla lotta al cambiamento climatico, alla transizione energetica e digitale, passando per l'invasione russa dell'Ucraina e i suoi effetti collaterali, a partire dalla crisi alimentare.
Il conflitto tra Kiev e Mosca
E che il vertice non sarà una passeggiata lo dimostrano le difficoltà che stanno riscontrando gli sherpa a definire le dichiarazioni conclusive del vertice. Il primo scoglio riguarda l'Ucraina. Bruxelles avrebbe voluto nel testo un preciso riferimento di condanna all'aggressione russa. Molti Paesi del Celac invece sposano la linea della neutralità o - come nel caso del presidente brasiliano, Lula Inacio da Silva - della richiesta di pace senza continuare la fornitura di armi a Kiev.
"Ci atterremo alle risoluzioni Onu di marzo 2022 e febbraio 2023 votate dalla stragrande maggioranza e in cui si condanna con i massimi termini l'invasione e si chiede il ritiro immediato delle truppe russe", spiega un alto funzionario Ue che sta lavorando in queste ore al testo.
"È certamente un elemento di convergenza, poi è chiaro a tutti come gli effetti collaterali della guerra stiano colpendo anche quella zona del mondo", ha evidenziato. Non mancano però le critiche. Il ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodriguez, ha denunciato in un video la "mancanza di trasparenza e la condotta manipolativa" dell'Ue. "Resta poco tempo, ma non è ancora troppo tardi per evitare un fallimento", ha avvertito due giorni fa. Si è schierato dalla sua parte anche il ministero degli Esteri venezuelano, Yvin Gil, secondo cui "la decisione dell'Ue di imporre il proprio formato" al vertice "minaccia di portare al fallimento gli sforzi fatti per la sua organizzazione".
L'accordo commerciale Ue-Mercosur
Più ottimista il fronte europeo, rappresentato politicamente dalla Spagna che ha insistito per organizzare il vertice durante il suo semestre di presidenza di turno dell'Ue, anche per dare la spinta necessaria per la ratifica dell'accordo commerciale Ue-Mercosur.
"Il vertice sarà un'occasione importante per vedere come possiamo continuare ad avanzare in un processo molto vantaggioso sia per l'Europa che per l'America Latina, un processo che la Spagna sostiene con forza, ed è anche particolarmente vantaggioso per l'economia spagnola", ha evidenziato la vice premier e ministra delle Finanze di Madrid, Nadia Calvino. Il Mercosur è il Mercato comune dell'America latina e riunisce Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay.
Nel 2019 era stato concluso un accordo di libero scambio dopo due decenni di negoziati, ma da allora le preoccupazioni ambientali di alcuni Stati membri, Francia in testa, e di una parte del Parlamento europeo, hanno impedito la ratifica dell'accordo e costretto Bruxelles a cercare ulteriori impegni da parte dei Paesi latinoamericani per portarla avanti. L'arrivo di Jair Bolsonaro alla guida del Brasile non aveva semplificato le cose.
Valdis Dombrovskis, vice presidente della Commissione europea con delega al Commercio internazionale, ha ricordato - al termine dell'Ecofin odierno - che la Commissione ha inviato al Mercosur un'ulteriore proposta per uno "strumento di sostenibilità" volto a rispondere alle preoccupazioni di alcuni Stati membri, del Parlamento europeo e delle organizzazioni della società civile sull'impatto ambientale dell'accordo, compresa la deforestazione dell'Amazzonia.
Dall'altra parte dell'Oceano, il presidente brasiliano sta lavorando a una propria versione di modifica dell'accordo che ha da poco sottoposto all'attenzione degli alleati. Il vertice sarà invece l'occasione per siglare i memorandum d'intesa con Messico e Cile, incentrati sulle materie prime, e con l'Uruguay sull'energia. D'altronde già ora la quota di investimenti esteri europei nei Paesi Celac è di 700 miliardi di euro, con uno scambio commerciale di oltre 300 miliardi. I due blocchi insieme valgono il 21% del Pil globale e coprono il 14% della popolazione con oltre un miliardo di abitanti.