AGI - Mark Rutte, il premier dei Paesi Bassi, lascia la politica: lo ha annunciato lui stesso, una mossa a sorpresa che mette fine ai suoi 13 anni alla guida del governo. Lascerà la politica dopo le elezioni generali, previste per novembre, elezioni anticipate innescate dalla bagarre sull'immigrazione che ha messo fine al suo governo; e con il voto non cercherà un quinto mandato.
Ha ceduto dinanzi al nodo immigrazione: di fronte al crescente numero di richieste di asilo, il suo partito liberale voleva limitarne, ma era osteggiato dai partner della coalizione; lui ha cercato di forzare la mano, voleva fare il muso duro, mettendo un tetto ai ricongiungimenti famigliari possibili per i rifugiati di guerra (non più di 200 al mese). Le sue dimissioni scrivono la parola 'fine' sulla sua 'corsa' di leader di governo più longevo nella storia olandese (era in carica dall'ottobre 2010), il secondo in Europa dopo Viktor Orban (alla guida del governo ungherese dal maggio 2010).
Per molti era 'Teflon Mark': come il rivestimento che impedisce al cibo di attaccarsi alla padella, Rutte ha sempre mostrato infatti una straordinaria capacita' di uscire indenne da ogni guaio e superare le dimissioni di tre dei suoi governi. Ma in Europa si era fatto un nome anche come leader dei 'frugali' (lui stesso tale, visto che amava andare in bicicletta al lavoro) e 'Mister No', il 'falco' che si opponeva sistematicamente alle proposte di Bruxelles, guidando gli appelli all'austerità europea alla testa dei "quattro frugali" (a fianco di Svezia, Danimarca e Austria), appelli per stringere il cappio attorno al collo dei Paesi dell'Europa meridionale, soprattutto durante la pandemia.
Ma alla fine era riuscito a trovare una linea comune con la Germania e la Francia sulla maggior parte delle questioni; e piu' di recente si era guadagnato la simpatia degli altri leader europei per il suo sostegno senza cedimenti all'Ucraina.
Era arrivato a Het Torentje, il suo ufficio a L'Aia, ad appena 43 anni, primo capo di governo liberale in quasi un secolo. La chiave è stata la sua pragmatica capacita' di scommettere sulla ricerca degli accordi, a prescindere da chi fossero gli antagonisti, applicando rigorosamente il 'polder model' (anzi, all'olandese, il 'poldermodel'), il metodo di processo decisionale basato sul consenso.
Il suo partito liberale (Partito popolare per la libertà e la Democrazia, VVD) non è infatti mai riuscito a vincere con una maggioranza sufficiente per governare da solo, ma Rutte aveva un talento particolare per negoziare con i partiti dell'intero spettro politico per formare coalizioni anche improbabili (dall'estrema destra nel 2010, ai socialdemocratici nel 2012, agli stessi quattro partiti di centrodestra nel 2017 e nel 2022), più attento al potere che ai principi, secondo alcuni.
Rutte non ha detto cosa farà adesso, e sembra anche di aver escluso di vole correre per il posto di segretario generale della Nato. "No, no, non quello. Lascio la politica", ha assicurato. Per ora.