AGI - Ucraina, Tunisia e Cina: sono i tre punti geografici su cui ruoterà il vertice Ue dei capi di Stato e di Governo dell'Unione europea che si terrà oggi, 29 aprile, e venerdì a Bruxelles. Sulla carta i leader non avranno particolari motivi di frizione, se non qualche elemento di bandiera portato in particolare da Ungheria (sui fondi europei) e la Polonia sulle migrazioni.
Ucraina e Russia
L'Ucraina - ovviamente - occuperà la prima parte e la più importante della sessione. Parteciperà alla colazione di lavoro anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg. Nella bozza di conclusione i leader dei Ventisette assicurano già il sostegno per garantire la sicurezza al Paese per il futuro. La stessa strategia di cui parla l'Alleanza atlantica in vista di una futura piena adesione.
"Lo facciamo fornendo assistenza finanziaria, aiuti militari e ovviamente il pieno sostegno politico", spiega un alto funzionario Ue che ha lavorato alla preparazione del Consiglio europeo. Piu' sensibile sarà il dossier sulla Russia e in particolare sul quasi-golpe del weekend scorso. "Non è ancora chiaro quanto si entrerà nel merito della questione. Intanto sono due le posizioni: chi sostiene che Putin ne esca rafforzato perché ha sconfitto l'insurrezione armata e chi invece ritiene ne esca più debole perché il capo del Gruppo Wagner, Evgeny Prigozhin, ha dimostrato che si può arrivare a duecento chilometri da Mosca senza praticamente resistenza".
Il premier olandese, Mark Rutte, ha già respinto ogni accusa di tentativo di incentivare l'instabilità e la crisi viene sempre discussa con la premessa che "si tratta di una questione interna alla Russia".
I problemi della Tunisia
Un'altra crisi che finirà sul tavolo del vertice Ue è quella tunisina, certamente non al livello della guerra ma non meno preoccupante per l'Europa e in particolare per gli Stati che condividono il Mediterraneo. Restano impantanati i negoziati per sbloccare nuovi aiuti e prestiti.
Secondo le intenzioni della Commissione europea, la presidente Ursula von der Leyen - che ha già scritto una lettera ai leader in merito alle migrazioni - l'accordo sul pacchetto di sostegno per la gestione delle frontiere e nella lotta al traffico di essere umani doveva essere gia' fatto. Si tratterebbe di un aiuto - a fondo perduto - di almeno cento milioni di euro. Così non sarà.
Il commissario per il Vicinato, Oliver Varhelyi, ha dovuto annullare la sua visita che era prevista per ieri proprio per suggellare il patto. Se ne riparlerà lunedì, forse. Il vero punto di confronto tra gli Stati riguarda l'assistenza macro-finanziaria, ossia il pacchetto di prestiti agevolati e garantiti da 900 milioni di euro.
Qui i leader europei si dividono tra chi vorrebbe accompagnare i prestiti alle riforme (tra cui l'Italia ma anche la Francia) e chi invece - la Germania - pretende che prima di ogni erogazione vengano siglati gli accordi con il Fondo monetario internazionale.
"Non è un obbligo legale che la nostra assistenza macro-finanziaria sia legata al Fmi ma è una prassi", ha spiegato l'alto funzionario Ue che lascia trasparire qualche apertura in merito. Infine la Cina. Se ne discuterà venerdì mattina. Il Consiglio ribadirà "il multiforme approccio politico dell'Ue nei confronti della Cina, ancorato all'impegno equilibrato e alla reciprocità. Nonostante i loro diversi sistemi politici ed economici, l'Unione europea e la Cina hanno interesse a perseguire relazioni costruttive e stabili".