AGI - Le Chiese ortodossa e cattolica possono unire le forze per servire la causa della pace e della giustizia: lo ha detto il patriarca ortodosso russo, Kirill, che ha ricevuto a Mosca l'inviato di papa Francesco per la pace in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi. "Le Chiese possono servire la causa della pace e della giustizia con sforzi congiunti", ha spiegato.
Il patriarca, stretto alleato di Putin, si è anche detto "molto contento" della visita del porporato a Mosca: secondo Kirill, "è importante che tutte le forze del mondo si uniscano per evitare un grande conflitto armato".
L'incontro odierno era molto atteso e giunge dopo una lunga serie di appelli di papa Bergoglio a cercare uno spazio per la mediazione. Ma Kiev e Mosca sono molto distanti e Zuppi, che ha invitato Kirill a visitare Bologna e la sua comunità ortodossa, è stato investito di una missione di ascolto e buona volontà dal pontefice, un primo passo verso uno sforzo di più ampio respiro.
Dinanzi a Kirill, il porporato ha sottolineato il fortissimo interesse di papa Francesco, "per conoscere la sua opinione sulla situazione in cui ci troviamo e su un possibile incontro con lui".
Il presidente della Cei, che è arrivato a Mosca martedì, ieri era stato ricevuto dal consigliere della presidenza russa per gli affari internazionali, Yuri Ushakov. Nel faccia-a-faccia non si è arrivati a "decisioni o accordi concreti", ha riferito il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ma le parti si sono "scambiate opinioni e informazioni su questioni umanitarie nel contesto degli affari ucraini".
Le prospettive di mediazione al momento sono scarse, visto che da un lato la Russia insiste che è Kiev a non voler negoziare e dall'altro continua a ribadire che Zelensky deve comunque accettare la "reale situazione" sul campo, ovvero l'annessione della penisola della Crimea nel 2014 e quella delle altre quattro regioni nel Donbass, nel 2022.
D'altra parte il presidente Volodymyr Zelensky, che Zuppi ha incontrato tre settimane fa a Kiev, non perde occasione per sottolineare che non accetterà alcuna cessazione delle ostilità che non implichi il ritiro russo dai loro territori.
Zuppi stamane aveva incontrato anche il commissario presidenziale per i diritti dell'infanzia in Russia, Maria Lvova-Belova. "Sono certa che l'amore e la misericordia cristiana aiuteranno il dialogo e la comprensione reciproca", ha detto la funzionaria russa. Sia su di lei che sul presidente Vladimir Putin pesa da marzo un mandato d'arresto della Corte penale internazionale, che li considera responsabili del "crimine di guerra di deportazione illegale" dei bambini ucraini dai territori occupati dai russi.
Secondo Kiev, sono oltre 16mila i minori ucraini che sono stati deportati in Russia dall'inizio dell'invasione, molti collocati in istituti o orfanotrofi. Mosca ha sempre respinto le accuse e sostiene di aver "salvato" i bambini dai combattimenti e di voler riunirli alle proprie famiglie. La stessa Lvova-Belova ha adottato un bambino ucraino e ha sostenuto a più riprese che accogliere temporaneamente minori "profughi" non è un crimine di guerra.