AGi - Seconda tappa, la più difficile e se è più difficile della prima c'è poco da illudersi: la fine della guerra non è dietro l'angolo e il cardinal Matteo Zuppi lo sa bene. Infatti non va a far da mediatore tra Russia e Ucraina, nessuno dei due ne vuol sapere. Va, da mercoledì, a Mosca a saggiare il terreno, a seminar speranze e parole che se produrranno frutto lo faranno più in là. Speranza nonostante tutto, spes contra spem.
L'annuncio della visita è scarno quanto istruttivo: il presidente della Cei, che a Kiev vide Zelensky e si sentì ripetere quel che Francesco in persona aveva udito giorni prima dalle stesse labbra, sarà "accompagnato da un Officiale della Segreteria di Stato, compirà una visita a Mosca, quale Inviato di Papa Francesco, fa sapere il Vaticano.
Quanto alle finalità, "scopo principale dell'iniziativa è incoraggiare gesti di umanità, che possano contribuire a favorire una soluzione alla tragica situazione attuale e trovare vie per raggiungere una giusta pace". Non c'è un nome, non c'è un evento annunciato, la visita si terrà nella più assoluta discrezione e non senza qualche punto interrogativo.
Nei giorni scorsi non erano mancate le anticipazioni, non prive di fondamento, secondo cui il porporato italiano che già mediò la pace in Mozambico avrebbe fatto tappa al Patriarcato di Mosca, a vedere un Kirill una volta offesosi per l'esplicita valutazione del suo atteggiamento data da Bergoglio in persona. In subordine, Zuppi avrebbe visto il suo braccio destro cioè il metropolita Antonij, vale a dire il capo del Dipartimento delle Relazioni Estere del Patriarcato.
Antonij, del resto, nei giorni scorsi a Roma ha avuto un colloquio con lo stesso Papa Francesco, a indicare un cambiamento di umore. Sono le premesse per il gambetto, la mossa d'apertura, che la Chiesa intende tentare in un panorama reso forse più complesso, forse più aperto, dalle difficoltà interne alla Russia.
Solo gli eventi dei prossimi due giorni ci diranno verso quale sbocco ci si orienta. Vale per intanto quel che ha detto il segretario della Cei, Giuseppe Baturi: "Auspichiamo che questa nuova iniziativa possa contribuire al raggiungimento di una giusta pace". "Auspichiamo un salto in avanti concreto nella prospettiva della riconciliazione", dichiara all'AGI mons. Paolo Pezzi, arcivescovo della Madre di Dio a Mosca.
Ancora ieri il sostituto alla Segreteria di Stato, Pena Parra, fotografava la situazione in tutta la sua complessità in una intervista a In Terris: "Il cardinal Zuppi è andato in Ucraina a seminare il seme del bene e della pace. Con questo stesso sentimento andrà a Mosca a lottare per la pace. La Chiesa fa questo, ma i risultati non dipendono tutti da noi. Ma così fa il seminatore, lascia il seme e prega Dio affinche' cresca e porti frutto. Speriamo di poter avere presto dei frutti di pace in Europa e nel mondo".
La pace richiede una vera e propria lotta, insomma, ma "i risultati non dipendono tutti da noi". La riconciliazione è ancora una prospettiva, come si vede. La Chiesa semina e attende.