AGI - Il Gruppo Wagner è un esercito privato di mercenari che ha combattuto a fianco dell'esercito regolare russo in Ucraina. Si stima che possa contare su circa 25.000 soldati, una cifra diffusa da Prigozhin venerdì.
A gennaio, il ministero della Difesa britannico ha stimato che il gruppo Wagner comandasse un massimo di 50.000 soldati, ma secondo quanto riferito circa 20.000 di loro sarebbero stati uccisi durante i combattimenti in Ucraina.
I 25.000 della Wagner devono fare i conti con 800.000 soldati attivi nell'esercito russo. La forza una volta era stimata in più di un milione di soldati, tuttavia si pensa che abbia subito almeno 220.000 vittime durante la guerra. Si stima che la Russia abbia altri 250.000 membri in servizio di riserva.
Negli anni la presenza di questo esercito di contractor russi, molti dei quali si sono fatti le ossa nel Donbass ucraino al fianco dei separatisti, è stata segnalata in molti scenari di crisi: Siria, Libia, Repubblica Centrafricana, Mali, per citare solo i più caldi.
Fa capo a Evgheni Prigozhin, potente uomo d'affari soprannominato "lo chef di Putin" per le sue attività nel settore del catering e la sua vicinanza al presidente russo.
E, come altre compagnie militari private russe di fama minore, Wagner è un elemento importante della strategia internazionale russa.
Nel 2020 Prigozhin fu sanzionato dalla comunità internazionale per le attività della Wagner in Africa. E Putin commentò la presenza della in Cirenaica affermando che "se anche ci fossero mercenari russi in Libia, questi non sono pagati dalla Russia e non rappresentano la Russia".
Secondo gli analisti occidentali i contractor consentono a Mosca di perseguire alcuni interessi senza dover rispondere delle proprie azioni.
L'obiettivo, secondo Catrina Doxee del Center for Strategic and International Studies (Csis) di Washington, è “consentire alla Russia di estendere la sua influenza geopolitica e ripristinare gli accordi ottenuti prima della caduta dell'Unione Sovietica”.
"C'è una politica africana della Russia, soprattutto nella tradizionale zona di influenza francese", conferma Djallil Lounnas, ricercatore presso l'Università marocchina di Al Akhawayn.
"La Russia non fa domande su democrazia e diritti umani", osserva Lounnas, e ciò renderebbe formazioni come Wagner l'interlocutore ideale delle autocrazie del continente. I contractor sono infatti spesso accusati di abusi e violazioni dei diritti umani.
Il Csis, tra il 2016 e il 2021, ha trovato "prove evidenti" della presenza di compagnie militari private russe in Sudan, Sud Sudan, Libia, Repubblica Centrafricana, Madagascar e Stati Uniti, Mozambico.
Secondo altre fonti, all'elenco dei Paesi africani coinvolti nella rete dei mercenari di Mosca si aggiungono poi Botswana, Burundi, Ciad, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Congo, Guinea, Guinea Bissau, Nigeria, Zimbabwe. E, ovviamente, il Mali, dove agirebbero 800 uomini di Wagner, sebbene la giunta militare al potere ne abbia negato il reclutamento.
Le compagnie militari private contribuiscono a portare a termine le vendite di armi, sostiene Doxsee, proteggono i leader locali e garantiscono la sicurezza di siti minerari molto redditizi. I clienti "sono soprattutto Paesi con grandi riserve di risorse naturali, minerali ed energetiche" delle quali non sono in grado di garantire la sicurezza in autonomia, spiega ancora la ricercatrice.
I risultati sul campo del gruppo Wagner non sono state però sempre all'altezza. In Libia i mercenari russi sostennero l'offensiva su Tripoli sferrata nell'estate del 2020 dal generale Khalifa Haftar ma finirono per soccombere alle milizie filoturche intervenute in soccorso del governo di unità nazionale di Fayez al-Serraj. In Mozambico i contractor di Wagner arretrarono di fronte all'avanzata dell'Isis per poi essere sostituiti da reparti sudafricani. "Non avevano esperienza del terreno incontrato" e non comunicavano con le truppe locali "per questioni di lingua e diffidenza reciproca", spiega ancora Doxsee. "Erano i più economici ma non avevano la capacità di avere successo", prosegue la ricercatrice, enumerando "un numero considerevole di fallimenti".
Un'efficacia solo parziale che ha però una sua logica. "Se un Paese come la Repubblica Centrafricana li impiega per addestrare le sue truppe, è nel loro interesse fondamentale svolgere il loro compito quel tanto che basta per continuare a essere impiegati”, conclude Doxsee. "Se riuscissero a risolvere il conflitto, non sarebbero più necessari".