AGI - Ivan Melkumjan diventa "l'interprete preferito" di Silvio Berlusconi dal russo, in modo totalmente casuale: una collega non riusciva a tornare in tempo da una missione nel 2002 e il ministero degli Esteri lo ha ingaggiato all'ultimo momento. "Mi hanno raccomandato cento volte di stare attento, che Berlusconi era un tipo molto particolare e severo", racconta Melkumjan all'AGI, ricordando la sua lunga esperienza a fianco del Cavaliere, in Italia e in Russia, in eventi privati col presidente Vladimir Putin come nei summit ufficiali.
"Quello che lo caratterizzava erano severità e perfezionismo", ricorda l'interprete che per vincoli contrattuali di privacy non può raccontare molto, "voleva che tutto fosse perfetto anche noi interpreti: dal vestito, alla voce fino al senso della nostra traduzione".
Melkumjan, che lavora da freelance e vive in Italia dove ha una società di servizi di traduzione, è colui che ha tradotto in russo la celebre frase del Cavaliere sull'allora presidente americano, Barack Obama: "È giovane, bello e abbronzato". È il 6 novembre 2008. Berlusconi e' in visita a Mosca per un vertice con l'allora capo del Cremlino, Dmitri Medvedev, quando la stampa gli chiede di commentare l'elezione di Obama, primo afroamericano a sedere alla Casa Bianca.
"Ero nella cabina per la diretta simultanea", racconta Melkumjan, "dopo la domanda vedo Berlusconi che sorride e pronuncia quella frase che in Russia ha avuto molto successo, ma che ha generato forti polemiche fuori". Mentre quelle parole fanno il giro del mondo, Melkumjan viene sommerso dalle telefonate di amici e parenti: "Mia madre era preoccupata che avessi tradotto male, gli amici mi chiamavano per sapere se avesse detto veramente cosi'".
"Bisognava essere sempre pronti", continua, "Berlusconi è stato l'unico delle figure istituzionali con cui ho lavorato, che non seguiva mai nei suoi discorsi un testo preparato, era spontaneo e bisognava saperlo seguire, rendere le sue battute, contestualizzarle e dare il giusto tono per riprodurre l'atmosfera amichevole che voleva spesso comunicare. Putin rideva sempre alle sue storie".