AGI - Il terremoto che ha devastato il sud della Turchia è inevitabilmente diventato uno dei principali temi del dibattito che sta infiammando il clima nel Paese, atteso alle urne il prossimo 14 maggio per il rinnovo del Parlamento e l'elezione del presidente della Repubblica. La coalizione che si oppone al presidente Recep Tayyip Erdogan accusa il governo di non aver saputo gestire l'emergenza.
Allo stesso tempo la scelta di Erdogan di confermare la data delle elezioni lasciava intendere la convinzione di poter vincere, nonostante il disastro, ma anche l'intenzione del presidente di partire immediatamente con la ricostruzione. Un'opera enorme, che Erdogan ha promesso di portare a termine entro un anno, una promessa che presuppone la riconferma al potere, conferma che se non dovesse avvenire però porrebbe un enorme peso sulle spalle dello sfidante, Kemal Kilicdaroglu, che erediterebbe un impegno enorme da portare a termine.
Erdogan però non ha alcuna intenzione di uscire di scena sconfitto alle urne, sa che le scelte fatte nelle 48 ore post sisma sono state carenti, ma sa anche che una catastrofe di queste dimensioni è da gestire nel tempo e che una partenza sbagliata lascia comunque un ampio margine di azione. Sul tema della ricostruzione è intervenuto un fedelissimo di Erdogan, il vicepresidente Fuat Oktay, che ha specificato oggi che al momento la priorità è rendere quanto migliori possibili le condizioni di vita dei sopravvissuti. "Al momento 2.3 milioni di cittadini sono stati alloggiati in tende familiari, container, dormitori e hotel sia all'interno che all'esterno dell'area colpita, ma il nostro lavoro procede senza sosta", ha detto Oktay.
Il vicepresidente ha parlato al posto di Erdogan, specificando che 354 tendopoli con un totale di 280 mila tende familiari sono state allestite per 1.9 milioni di cittadini. Procedono intanto i lavori per il montaggio di 245 aree container dove saranno sistemati 108.155 container, 25 mila dei quali stanno già ospitando circa 96.444 persone rimaste senza casa dopo il sisma. Una situazione che, con le elezioni in vista, impone una mobilitazione e al momento sono 345 mila i cittadini che hanno dichiarato un nuovo indirizzo di residenza per poter votare.
Oltre ai container prosegue anche la demolizione degli edifici fortemente danneggiati. Quasi due milioni gli edifici ispezionati e circa 300 mila quelli già abbattuti perchè inagibili. Un'opera di demolizione enorme, che ha creato montagne di detriti per rimuovere i quali è necessario un continuo via vai di mezzi pesanti, che a più di un mese dal sisma hanno rimosso il 22% delle macerie. "I lavori proseguono, la promessa di ricostruire 75 mila case nei villaggi colpiti e 319 abitazioni entro un anno è sempre valida e la manterremo", ha ribadito Oktay. Ora l'obiettivo del governo turco è porre le fondamenta per la costruzione di circa 50 mila case, contemporaneamente, nelle prossime settimane. Uno spot elettorale che Erdogan lancerà con la compagnia edilizia statale Toki, da sempre uno dei pilastri del potere del presidente, che può ora vantarsi del fatto che le proprie costruzioni hanno resistito al sisma senza riportare danni. Un altro fattore su cui Erdogan conta per rivincere le elezioni.