AGI - Sorride Maryam, felice accanto a suo marito Satar. L'incubo vissuto in Afghanistan è ormai passato e ora si sente tranquilla e nonostante l'enorme timidezza e un italiano incerto racconta all'AGI il suo ritorno alla vita, dopo esser fuggita dai talebani. La raggiungiamo telefonicamente, in video-chiamata. In lei colpisce la tenerezza dei suoi grandi occhi scuri, come i capelli, che porta raccolti in una lunga coda.
A sostenerla, il marito Satar, che parla meglio sia l'inglese sia l'italiano. Sono giovani musulmani, 32 anni lei, 29 lui. Sono sposati da circa un anno e mezzo e traspare in loro la complicità e la voglia di ricominciare. Ora in Italia hanno l'opportunità di ricostruire il loro futuro, grazie a Economy of Francesco, la comunità internazionale voluta dal Papa composta da giovani economisti, imprenditori e change-makers impegnati in un processo di dialogo inclusivo e di cambiamento globale.
"Dopo l'entrata dei talebani la vita è diventata difficile per me. E per tutte le donne", racconta Maryam. In Afghanistan era un'insegnante e attivista per i diritti delle donne. "In ogni città vi erano delle 'Case sicure' per le donne vittime di violenza domestica e fuggite dai matrimoni forzati. Io le aiutavo e il mio sogno è di porre fine alle tante discriminazioni".
Dall'agosto 2021 tutto cambia: "Per le donne, lavorare in una società patriarcale e misogina è molto difficile. La donna se esce di casa e lavora non viene rispettata. I talebani attaccano i diritti umani. Obbligano le donne a non studiare. Devono restare a casa e il loro compito è solo fare figli ed eseguire gli ordini dei mariti". In Afghanistan, semplicemente le donne "vengono silenziosamente cancellate", sottolinea.
"Le violenze sono all'ordine del giorno e anche io ho ricevuto varie minacce di morte per aver aiutato alcune ragazze a prendere maggiore consapevolezza della loro situazione". Le "Case sicure" "non esistono più. Le donne se tornano dalle loro famiglie, vengono uccise. Molte si nascondono, ma quando sei sola e non hai un uomo al tuo fianco, muori di fame e di povertà".
"L'80% delle persone in Afghanistan - rincara Satar - non ha nulla da mangiare. È in povertà assoluta. Le poche donne che lavoravano per mantenersi sono state costrette dai talebani a non farlo più e il Paese è come una galera. Per tutti, per loro in particolare". Satar spiega anche che i soldi dati dagli Usa non sono mai arrivati alla popolazione, "le persone hanno venduto tutti i loro beni per sopravvivere". Anche lui ha perso tutto. Lavorava in una banca ma con l'arrivo della guerra, l'unica cosa era fuggire.
Maryam è originaria di Baghlan, a nord dell'Afghanistan. Nel suo lavoro di insegnante e attivista ha sempre cercato di aiutare le giovani donne. "Grazie al precedente governo erano stati intrapresi vari progetti per migliorare le condizioni di vita delle ragazze, in modo tale da renderle autosufficienti. Ma ora - continua - tutto è cambiato. Gli estremisti proibiscono tutto e vieni ucciso solo per aver pensato a un cambiamento.
La situazione è estrema nei villaggi, lontano dalle città, dove governano i mullah. Siamo stanchi della guerra. Ci deve essere un altro mondo, migliore", prosegue Maryam che ricorda con tenerezza il suo incontro con Papa Francesco, proprio in occasione di Economy of Francesco, ad Assisi: "Mi sembrava di conoscerlo da tempo. Mi piace come lui ha parlato e cosa fa per noi".
Maryam e Satar per fuggire dall'Afghanistan hanno scritto a innumerevoli Ong e associazioni. Nessuna risposta se non da Economy of Francesco che li ha aiutati a entrare e a essere accolti in Italia. Ora Satar sta compiendo uno stage in un supermercato e Maryam è in cerca di lavoro. Ma sta studiando meglio l'italiano e sempre sorridendo, ci esorta a non dimenticare le donne afghane, a tenere alta l'attenzione, anche sui social, su quei Paesi, e sono tanti, dove i più elementari diritti vengono calpestati.
L'8 marzo, in occasione della Giornata internazionale della donna, i giovani di Economy of Francesco hanno promosso una nuova manifestazione a sostegno delle donne afghane e iraniane: una maratona di lettura in diretta streaming per dare voce, suggeriscono gli organizzatori, alle storie dimenticate di chi in questi Paesi sta perdendo ogni diritto, attraverso la lettura di testimonianze, racconti, poesie, interviste per sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti violati e sulle libertà negate soprattutto alle bambine, ragazze e donne afghane e iraniane.
Molte le città (tra cui Mantova, Cagliari, Catanzaro, Fabriano, Trieste, ecc) che hanno aderito, soprattutto grazie alla risposta e all’impegno di studenti e studentesse delle scuole superiori. Durante la giornata si sono letti testi di donne del panorama culturale internazionale per riflettere, denunciare, analizzare la realtà, ma anche per conoscere le parole di coraggio, determinazione, intelligenza e pace con cui le donne hanno costruito e vogliono costruire nuove società, libere e giuste.
"Un giorno la disuguaglianza e la violenza saranno cancellate in tutto il mondo", è il sogno di Maryam, che ora abbraccia sorridente il suo Satar. Non porta più il velo che le hanno obbligato a indossare. E' tempo di un nuovo futuro.