AGI - Francia ferma con manifestazioni storiche che hanno visto scendere in piazza più di un milione di cittadini, interi settori di attività bloccati contro la controversa riforma delle pensioni in esame al Senato. Per i sindacati il bilancio della sesta giornata di mobilitazione nazionale è un vero successo: lascia buone speranze che sul testo il governo faccia marcia indietro, con un appello a "non rimanere sordo".
Proprio per aumentare ulteriormente la pressione, hanno confermato che lo sciopero potrà andare avanti a oltranza, convocando già una settima giornata per sabato 11 marzo. Tuttavia i tassi di adesione diffusi finora sono al di sotto di alcuni record precedenti: anche se le mobilitazioni sono state significative, con in tutto 265 cortei nelle principali città dell'Hexagone, non ovunque i lavoratori hanno risposto alla chiamata dei sindacati, che stanno giocando le ultime carte prima del voto del Senato, il 12 marzo, e del successivo passaggio in commissione paritaria tra i due rami del Parlamento.
Come per ogni sciopero, è scattata la 'guerra' dei numeri sui partecipanti. Secondo il bilancio ufficiale, alle ore 17 è stata raggiunta la soglia simbolica del milione di manifestanti, mentre i vertici dell'intersindacale si aspettavano oltre due milioni di presenti per superare l'ultimo record del 31 gennaio scorso. Secondo loro questa sesta giornata di mobilitazione segna comunque una "nuova fase" del movimento sociale. "Non dobbiamo rassegnarci, è possibile far arretrare il governo sui 64 anni", ha lanciato il responsabile della CFDT Laurent Berger. "Sarà la giornata di mobilitazione più forte dall'inizio del conflitto", ha commentato dal corteo il segretario generale della Cgt, Philippe Martinez.
Una Francia ferma "fa ovviamente male ai nostri concittadini", e "i primi penalizzati, quando abbiamo gli scioperi, sono i francesi più modesti", ha detto ieri sera la premier Èlisabeth Borne, difendendo su France 5 una riforma che garantirà la sostenibilità di "uno dei pilastri del nostro modello sociale". Numeri alla mano, nel comparto ferroviario, il tasso di adesione allo sciopero da parte dei lavoratori Sncf è stato del 39-40%, inferiore al record del 46,3% lo scorso 19 gennaio.
Nei trasporti parigini continuerà anche domani lo sciopero della metropolitana, mezzo pubblico più colpito rispetto ai bus e Rer. Nella pubblica amministrazione, il 25% dei lavoratori ha osservato lo sciopero, mentre nel settore energetico la direzione della società Edf ha riferito che il 41,5% del personale non ha lavorato e in qualche località sono stati riscontrati blackout, in particolare ad Annonay (Ardéche), città del ministro del Lavoro, Olivier Dussopt. Nelle scuole a scioperare secondo i sindacati maggioritari è stato il 60% del personale contro il 32,71% per il ministero della pubblica istruzione. Infine il sindacato Cgt-Chimica ha confermato blocchi nella spedizione di carburanti in uscita dai depositi, ma i benzinai assicurano di aver riserve sufficienti.
In partenza dal corteo parigino - con 700 mila partecipanti secondo la Cgt - il dirigente sindacale Martinez ha avvertito che "un passaggio forzato da parte del governo non farà che accendere la miccia", invitando i manifestanti a "passare alla velocità superiore" e a "generalizzare gli scioperi in molti luoghi". Citando l'intersindacale, Le Monde ha riportato che ci sono stati almeno 245 mila manifestanti a Marsiglia, 75 mila a Nantes, 53 mila a Grenoble, 50 mila a Saint-Ètienne, 45 mila a Le Havre, 30 mila a Clermont-Ferrand, 30 mila a Nizza, 25 mila a Lorient e 25 mila a Tolone. Nel contempo, alle 14.30, il Senato ha ripreso l'esame del progetto di riforma delle pensioni. L'articolo cardine, il 7, alza l'eta' pensionabile da 62 a 64 anni.
I dibattiti sono ripartiti dapprima sull'articolo 6 del testo che descrive le entrate e le uscite della Previdenza sociale dal 2023 al 2027. Si attende un voto sull'intera prima parte "entrate", riguardante gli articoli da 1 a 6. I senatori potranno poi discutere l'articolo 7, il cuore del disegno di legge. Secondo il calendario ufficiale entro il 12 marzo il Senato dovrà votare il testo nella sua integralità, e dal 15 marzo sarà sottoposto all'esame della commissione paritaria tra deputati e senatori; il 16 tornerà nell'emiciclo dell'Assemblea nazionale che avrà tempo fino al 26 marzo per ultimare i lavori.