AGI - La guerra in Ucraina continua ad avere i suoi effetti dirompenti anche sul mondo della cultura in Russia, dove la direttrice di uno dei musei più prestigiosi del mondo, la Galleria statale Tretyakov di Mosca, è stata di fatto licenziata, per far posto a una figura ritenuta più funzionale alle esigenze del Cremlino di promuovere i "valori spirituali e morali tradizionali".
Zelfira Tregulova, a capo della Tretyakov dal 2015 e responsabile di un importante rilancio di questa istituzione, sarà sostituita da Elena Pronicheva, che ha legami con il presidente Vladimir Putin e dirige il Museo Politecnico di Mosca dal 2020. Il ministero della Cultura ha spiegato la fine dell'incarico col mancato rinnovo del contratto, ma Tregulova era da tempo nel mirino di aspre critiche da parte degli ambienti nazionalisti per delle mostre giudicate in contraddizione con i principi morali conservatori, posti da Putin al centro dell'ideologia della nuova Russia.
La ormai ex direttrice della Tretyakov, a fine gennaio, aveva ricevuto un monito dal ministero perché adattasse le mostre "ai valori spirituali e morali", dopo la denuncia di uno dei visitatori del museo. Oggetto della rimostranza era stato un dipinto di musulmani che combattono nella guerra cecena contro l'esercito russo e che i suoi critici vedevano come una glorificazione del terrorismo.
Gruppi nazionalisti si erano rivolti alla procura generale per chiederne il licenziamento; appelli che di recente si erano intensificati a causa di un'altra esposizione, ritenuta pornografica dai suoi detrattori. La galleria, nel 2018, è stata anche teatro di un atto vandalico contro la famosa tela 'Ivan il Terribile e suo figlio' di Ilya Repin, mentre nel 2019 è stato rubato un dipinto della penisola ucraina di Crimea, annessa nel 2014 da Mosca.
Secondo la stampa russa, la nuova direttrice della più grande galleria d'arte di Mosca è la figlia di un generale del Servizio di sicurezza federale (Fsb), Vladimir Pronichev, che ha prestato servizio con Putin nel Kgb. La 'destituzione' di Tregulova è solo l'ultimo episodio di una campagna di pressioni sul mondo della cultura per arginare il più possibile quelle che il Cremlino ritiene le nocive influenze occidentali sulla società russa.
La campagna si è inasprita all'indomani dell'invasione dell'Ucraina. Nell'agosto scorso, deputati e senatori russi hanno creato il Gruppo di ricerca sulle attività anti-russe nella sfera della cultura (Grad), sulla falsa riga della commissione creata dal maccartismo per perseguitare i comunisti negli Stati Uniti, dopo la Seconda guerra mondiale. Deputati e senatori russi hanno denunciato che molte personalità del mondo della cultura promuovono valori e tendenze occidentali, che vanno contro la morale tradizionale promossa da Putin e dal Patriarcato di Mosca, critici nei confronti della difesa occidentale delle minoranze sessuali e dei matrimoni non tradizionali.