AGI - Riga, la città lettone, è diventata la “capitale del giornalismo russo in esilio”, titola il Paìs, che descrive così la situazione: “Hanno lasciato tutti la Russia meno di un anno fa, poco dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina” e “come centinaia di altri giornalisti russi in esilio qui, vivono senza un reddito stabile o una chiara prospettiva per il futuro” ma con una difficoltà in più: “Per la prima volta sentono che il Paese che li ha accolti mesi fa li guarda ora con sospetto, considerandoli troppo tiepidi nei confronti della guerra di Mosca o addirittura sospettando che possano essere delle spie”.
Una decina di loro, scrive il giornale, si danno appuntamento ogni sabato, all'alba, in una foresta a 20 chilometri da Riga, fanno una passeggiata, arrivati ??in spiaggia, dove una coltre bianca ricopre la sabbia, si caricano i polmoni con la brezza marina e meditano. Tornati al parcheggio, prendono dolci e tè “mentre condividono aneddoti della loro vita quotidiana nella capitale lettone”.
L'attività sulle rive del Mar Baltico è organizzata da Riga Media Hub, una fondazione che ha aiutato più di 300 professionisti russi esiliati a Riga “a continuare il loro lavoro di informazione e le cui voci raggiungono ancora parte della cittadinanza russa, nonostante tutte le restrizioni” del caso, seguita il quotidiano.
Uno di loro è Lev Kadik, giornalista e storico 45enne che ha lavorato fino al licenziamento nell'autunno del 2021 come capo della sezione politica di Kommersant, quotidiano economico di maggior diffusione in Russia: “Mi hanno detto che non stavo seguendo la linea del partito Russia Unita al potere”, ricorda, “Kommersant oggi esprime fedelmente la posizione ufficiale, con una leggerissima vena di critica liberale, ma ciò che arriva al lettore è pura propaganda», sintetizza Kadik.
Lui, che adesso lavora per due diverse testate, è però anche conscio del fatto che i giornalisti russi in Lettonia mettono a disagio i cittadini, sensazione impercettibile la scorsa primavera, quando ne arrivavano a decine ogni settimana in fuga dalle direttive del Cremlino e dalle sue leggi che puniscono con 15 anni di carcere chi pubblica articoli in contrasto con la linea ufficiale di Putin.
Come in Estonia e Lituania, in estate anche il governo lettone ha ordinato la demolizione di tutti i monumenti sovietici, tuttavia appare però chiaro che tra i cittadini di etnia russa di Riga ce ne sono diversi contrari alle demolizioni e altri che hanno una visione equidistante della guerra. Motivo per cui a settembre la Lettonia ha vietato l’ingresso ai turisti provenienti dalla Russia e le autorità hanno iniziato a controllare i visti per i giornalisti che cercavano rifugio a Riga, dopo che i servizi segreti avevano avvertito di possibili infiltrazioni di spie.
Tuttavia, annota il Paìs, “a Riga non si sono stabiliti solo i giornalisti russi. Anche decine di corrispondenti di media stranieri che lavoravano a Mosca prima della guerra hanno scelto la capitale lettone come nuova residenza. La radio americana Free Europe/Radio Liberty (Rfe/Rl) ha inaugurato la sua nuovissima sede a metà gennaio, con un atto alla presenza del presidente lettone, Egils Levits.