AGI - Sono tre i candidati che si contenderanno la presidenza di Cipro nelle elezioni di domenica 5 febbraio. L'isola è divisa da quasi cinquant'anni fra la più cospicua parte greco-cipriota, l'unica riconosciuta internazionalmente oltre che membro dell'Unione europea dal 2004, con capitale Nicosia, e la regione del nord turca, riconosciuta solo da Ankara e abitata da oltre 370 mila persone secondo le ultime stime.
Degli 840 mila abitanti di Cipro, circa 561 mila sono chiamati domani a scegliere fra tre ex collaboratori del presidente uscente Nicos Anastasiades. Secondo i sondaggi, nessuno riuscirà a raccogliere più della metà dei voti - la soglia per una vittoria assoluta nel voto - e sarà necessario un ballottaggio previsto la prossima settimana.
Una corsa a tre
I candidati sono Averof Neophytou, 61 anni, leader del partito conservatore del presidente uscente, Andreas Mavroyiannis, 66 anni, esponente della sinistra e principale negoziatore di Anastasiades nei colloqui di pace con i separatisti turco-ciprioti, e Nikos Christodoulides, 49 anni, ex portavoce del governo e ministro degli Esteri, candidato come indipendente e dato per favorito.
- Neophytou ha preso il posto di Anastasiades alla guida del partito del Rally Democratico e durante la campagna elettorale ha puntato sulla continuità. "Non è tempo di esperimenti o errori", ha detto nell'ultimo comizio, secondo quanto riporta la stampa cipriota.
- Mavroyiannis è il candidato della sinistra e punta su "un cambiamento progressivo"
- Christodoulides, il più giovane, si è presentato come "il presidente per tutti i ciprioti a prescindere dall'ideologia". "Ho l'esperienza e la conoscenza, ho le relazioni e, soprattutto, ho la visione di vedere il mio Paese libero e riunificato", ha detto durante il suo ultimo comizio elettorale.
Tutti i sondaggi prevedono in testa proprio Christodoulides, mentre Mavroyiannis e Neophytou si contendono il secondo posto e la possibilità di arrivare al ballottaggio. L'economia cipriota, duramente colpita dalla guerra in Ucraina, che ha fatto mancare i finanziamenti e i turisti dalla Russia, e l'alta inflazione è stato il tema dominante della campagna elettorale.
Un'altra importante questione al centro della politica dell'isola è l'immigrazione: Cipro è ai primi posti in Ue per richieste di asilo in proporzione alla popolazione residente. C'e' poi la questione energetica, e al possibile sfruttamento dei giacimenti di gas naturale offshore ambiti a livello internazionale, e per finire quella annosa della spaccatura dell'isola avvenuta nel 1974, quando la Turchia invase l'isola per rispondere al colpo di Stato militare che aveva deposto il presidente cipriota, l'arcivescovo greco-ortodosso Makarios, alterando gli equilibri precari ottenuti nel 1960 dal Trattato di Zurigo e Londra tra Regno Unito, ex potenza coloniale, Grecia e Turchia.
All'epoca, la comunità greco-cipriota rappresentava circa il 78% della popolazione e quella turca il 22%. L'intervento, giudicato dalla Grecia e dai suoi sostenitori un'invasione, fu invece chiamato dalla Turchia Operazione di pace a Cipro. L'isola è tuttora divisa, la questione resta aperta e le relazioni fra Atene ed Ankara complicate, mentre l'Unione europea è costretta a mantenere un difficile ruolo di mediazione.