AGI - Il Giappone ha registrato il suo livello più basso di nascite degli ultimi 50 anni, con meno di 800 mila neonati nel 2022, scivolando in una crisi demografica che minaccia il funzionamento stesso della società. A lanciare l'allarme è stato il primo ministro Fumio Kishida che ha chiamato ad un'inversione di tendenza, "ora o mai più" per salvare il futuro stesso della nazione, ipotecato dal calo storico del tasso di natalità.
Il Giappone, 125 milioni di abitanti, ha visto il numero di nascite diminuire costantemente dagli anni 70' in poi, quando superava quota 2 milioni. Nel contempo l'aspettativa di vita è aumentata ineluttabilmente: secondo la Banca mondiale, dopo Montecarlo, il Giappone è il secondo Paese al mondo per popolazione di età superiore a 65 anni, pari al 28%, mentre il numero di lavoratori declina, non consentendo più di finanziare e sostenere l'intero sistema previdenziale.
"Il Giappone è sul punto di non poter continuare a funzionare come società. Dobbiamo focalizzare l'attenzione sulle politiche riguardanti l'infanzia e l'educazione dei figli: è un tema che non può aspettare e non può essere rimandato", ha detto Kishida ai legislatori. Il primo ministro nipponico ha quindi annunciato di voler raddoppiare la spesa pubblica destinata ai programmi relativi all'infanzia oltre alla creazione di un'apposita agenzia governativa incaricata di affrontare questa sfida, che sarà istituita ad aprile. In passato diversi esecutivi hanno già tentato di promuovere strategie simili, ma senza successo.
Nel 2020, i ricercatori hanno previsto che la popolazione giapponese scenderà da un picco di 128 milioni nel 2017 a meno di 53 milioni entro la fine del secolo. Il Giappone ha continuato ad applicare rigide leggi sull'immigrazione nonostante alcuni allentamenti, ma alcuni esperti ora affermano che le regole dovrebbero essere ulteriormente allentate per aiutare ad affrontare l'invecchiamento della società. Il calo dei tassi di natalità è determinato da una serie di fattori, tra cui l'aumento del costo della vita, il fatto che sempre più donne studiano e lavorano, nonché un maggiore accesso alla contraccezione, che hanno portato le giapponesi a scegliere di avere meno figli. La scorsa settimana, la Cina ha registrato il suo primo calo di popolazione da 60 anni.