AGI - A pochi giorni dalla nuova riunione del gruppo di contatto per la difesa dell'Ucraina a Ramstein, a cui parteciperà anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il Governo 'semaforò tedesco scricchiola ancora. L'incontro, ospitato dal segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, che si concentrerà sulla crisi di Kiev e sui relativi problemi di sicurezza che devono affrontare alleati e partner della Nato, vedrà infatti il cambio in corsa del ministro della Difesa.
Christine Lambrecht infatti si è dimessa oggi, in un momento delicatissimo del dibattito nel Paese sulle armi da mandare in Ucraina (in particolare, l'eventuale invio di carri armati Leopard) e dopo le molte critiche alla sua gestione del ministero. Il cancelliere ha assicurato di avere "le idee chiare" sulla sua successione e promesso che agirà rapidamente per ricoprire l'incarico vacante.
Ma l'immagine della solida Germania di Merkel sembra ormai un ricordo sbiadito. La guerra in Ucraina e il cambio di rotta nelle politiche energetiche sembrano aver completamente disorientato la politica tedesca. E il caso-Lambrecht è solo l'apice di un momento critico che ha visto di recente finire nel mirino il ministro delle Finanze, il liberale Lindner e dell'Economia, il verde Habeck.
Le dimissioni di Lambrecht erano nell'aria da settimane: 57 anni, membro del Partito socialdemocratico dello stesso premier Olaf Scholz, Lambrecht era da mesi a centro delle polemiche non solo nel partito ma anche sui mezzi di comunicazione. In Germania, il portafoglio della Difesa è sempre stato difficile, anche in tempo di pace, e sembra ora esserlo ancora di più in tempo di guerra.
Ancor prima dell'inizio del conflitto, ma quando c'erano già movimenti di truppe russe al confine, Lambrecht aveva scatenato un putiferio annunciando la spedizione di 5.000 elmetti all'Ucraina: un aiuto risibile, considerata l'entità della minaccia russa, aiuto diventato ancora più ridicolo considerato che tardava ad arrivare.
Nei mesi scorsi avevano poi suscitato sconcerto le sue foto, in elicottero in una visita di truppe nel nord della Germania, insieme al figlio, caricato sul mezzo prima che andassero in vacanza insieme. Da ultimo la ministra era stato molto criticata per il videomessaggio registrato in una strada di Berlino a Capodanno, in cui faceva il punto sulla guerra, mentre tutt'intorno c'era il rumore assordante di petardi e fuochi d'artificio.
Ma il problema è sempre Scholz che a quanto pare sulla storia della guerra si sta alienando le simpatie di tutta l'Europa. Il pressing sulle armi a Kiev sta aumentando e proprio nei giorni scorsi la Danimarca si è aggiunta a Polonia, Finlandia e Regno Unito nella richiesta che anche Berlino dia il via libera alla consegna dei carri armati Leopard.
Secondo il quotidiano tedesco Handelsblatt il governo federale si starebbe ormai preparando a consegnare all'Ucraina i potentissimi carri armati. Decisione che però potrebbe essere rimandata per via del produttore, Rheinmettal, che sempre oggi è intervenuto per riportare il Governo alla realtà: "Anche se domani si decidesse di inviare i nostri Leopard a Kiev, la consegna slitterebbe fino all'inizio del prossimo anno". ha detto il ceo Armin Papperberger in un'intervista.
Ma non è solo la Difesa il problema tedesco. Anche un altro ministro del governo "semaforo" è finito sui giornali: il liberale Christian Lindner (FDP) è infatti sospettato di aver avuto rapporti con la banca privata BBBank ed è accusato dalla procura di Berlino di abuso d'ufficio. Il ministro delle Finanze ha girato nel 2022 un video di elogio dell'istituto che, tra l'altro, gli ha finanziato il mutuo per la sua casa berlinese.
Lindner ha respinto tutte le accuse sostenendo di aver chiesto il prestito quando non era ancora ministro. Ma altre prove sono emerse: l'istituto di credito avrebbe aggiunto altri 2,8 milioni di euro ai 2,35 già concessi in precedenza.
Ma il partito della coalizione che sta comunque più accusando il colpo è quello dei Verdi. In un momento in cui la dipendenza dal gas russo è diventata un peccato capitale il ministro responsabile dell'Economia, Robert Habeck, è stato costretto a dare un colpo di spugna alle politiche ambientaliste per eccellenza: ha prorogato la chiusura delle ultime due centrali nucleari, e ha dovuto riaprire le centrali a carbone stanno scatenando l'ira degli attivisti.
La popolarità di Habeck, che un anno fa era considerato il prossimo cancelliere della Germania ed era di gran lunga il politico più popolare del Paese, è precipitata al 17%.
L'apoteosi della protesta è stata proprio sabato scorso nel villaggio di Lutzerath, nella Germania orientale, destinato a scomparire per far posto all'ampliamento dell'adiacente miniera di carbone a cielo aperto gestita dall'azienda tedesca eneregetica Rwe.
Anche l'attivita Greta Thunberg si è unita alle migliaiia di manifestanti che sono alla fine stati sgomberati. Ma le immagini degli scontri, di Greta allontanata con la forza e dei poliziotti in tenuta antisommossa non faranno altro che contribuire all'idea di un Paese in crisi di identità.