AGI - I dirigenti dell'Ue si dicono fiduciosi sulla ratifica del trattato del Mes da parte dell'Italia ma, sapendo quanto sia delicato il dossier a Roma, non vogliono interferire in alcun modo nella politica interna. Restano in attesa approfittando del tempo guadagnato con l'ingresso della Croazia (dal primo gennaio) nella famiglia dell'euro, assumendosi l'obbligo di ratifica. Che comunque avverrà, secondo quanto promesso da Zagabria, in tempi molto celeri.
"La rassicurazione che ho ricevuto nella mia visita a Roma è stato il riconoscimento del ministro Giorgetti dell'importanza di questo tema e il lavoro che si sta facendo", ha chiarito il presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, in conferenza stampa al termine della riunione a cui ha partecipato anche Giorgetti.
"Non è appropriato per noi definire come la questione debba procedere. Tutti noi, in particolare il commissario Gentiloni data la sua grande esperienza di politica italiana, rispettiamo profondamente il lavoro del Parlamento italiano e la considerazione per questo tema, che pensiamo che sia un tema importante per l'Italia", ha evidenziato.
"Abbiamo visto significativi progressi da altri due Paesi rispetto a questo trattato. E pensiamo che sia appropriato lasciare il governo e il Parlamento italiano dare a questo tema la considerazione necessaria mentre il processo di ratifica continua o viene concluso nei Paesi rimanenti", ha ribadito.
Il neo direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna, è stato ancora più diretto. "La scorsa settimana in Italia ho avuto incontri costruttivi sia con il ministro dell'Economia che con la presidente del Consiglio e ora" la ratifica "è nelle mani del Parlamento italiano. L'Italia, come tutti i nostri Paesi, è una democrazia e dobbiamo rispettare le procedure di ogni Paese e, in particolare, quelle del Parlamento italiano", ha evidenziato.
Ha comunque sottolineato che la versione del fondo salva-Stati, "negoziata e concordata da tutti gli Stati due anni fa, servira' da base per un suo migliore uso in futuro".
Insomma ha aperto il campo a eventuali modifiche o comunque scelte di utilizzo. "Ciò che conta è cosa sarà in futuro non cosa sia stato in passato", ha ribadito. "Siamo di fronte a nuovi tipi di crisi, a partire dalla pandemia fino alla guerra in Ucraina. E molti Paesi si chiedono come può il Mes svolgere un ruolo in questo contesto", ha evidenziato Gramegna.
Il commissario all'Economia, Paolo Gentiloni, continua a dirsi "fiducioso che il processo di completamento delle ratifiche andra' avanti nella giusta direzione" anche se "la decisione naturalmente spetta al Governo italiano". E a chi glielo chiede risponde secco: "No, non vedo collegamenti con le elezioni regionali".
La stessa fiducia espressa dal vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis. "Sembra che il processo stia andando avanti in Italia", ha detto al suo arrivo alla riunione dei ministri delle Finanze della zona euro. Una riunione dove è sembrato prevalere l'ottimismo per il futuro grazie anche "all'economia che va meglio del previsto".
"C'è la possibilità di evitare una recessione prefonda ed entrare in una contrazione più lieve", ha detto Gentiloni. "Dipenderà molto dalle politiche che attueremo", è la raccomandazione. In questo rientrerà la strategia attualmente in discussione su come affrontare il piano americano contro l'inflazione che si sta trasformando in una serie prova di competitivita' per l'industria europea.
Sul tavolo ci sono due grandi binari: aiuti di Stato più semplice e un fondo europeo per la sovranità. "Siamo consapevoli della necessità di rivedere la politica degli aiuti di Stato che deve diventare meno burocratica e più flessibile. Questo deve valere anche per gli strumenti giù costituiti dagli Ipcei al Next Generation Eu", ha detto Giorgetti.
"È un atto doveroso di fronte alle sfide di competitività dell'industria europea, soprattuto per i suoi settori strategici e per le mutate condizioni di contesto economico di prezzi e disponibilità di materiali. Il tutto deve avvenire senza mettere a rischio le condizioni di competitività all'interno dell'Ue discriminando Paesi in base al rispettivo spazio fiscale. Forme comuni di finanziamento dei progetti strategici europei sono la corretta risposta a questa sfida", ha aggiunto.