AGI - È stato scoperto un secondo lotto di documenti "riservati" di quando Joe Biden era vicepresidente degli Stati Uniti. Il ritrovamento arriva pochi giorni dopo i primi dieci file trovati dagli avvocati di Biden nell'ufficio che il Democratico aveva occupato a Washington tra il 2017 e il 2019, e utilizzato in qualità di professore onorario dell'Università della Pennsylvania. Della prima si sa che i file risalivano al 2013 e al 2016, quando Biden era il vicepresidente di Barack Obama. Dei file trovati dopo non sono stati forniti dettagli.
Il secondo blocco di documenti "riservati" appartenuti a Joe Biden è stato trovato nella sua casa a Wilmington, Delaware. Lo ha dichiarato la Casa Bianca. "Gli avvocati - ha spiegato Richard Sauber, consigliere di Biden - hanno trovato i documenti tra oggetti personali e giornali. Fanno parte dell'amministrazione Obama-Biden e sono segnati come 'riservati'". "Tutti questi documenti - ha aggiunto - sono stati trovati nel garage della residenza del presidente a Wilmington". Un altro file, composto da una pagina, è stato scoperto in una stanza vicina. La Casa Bianca ha spiegato che i legali di Biden hanno subito informato il dipartimento Giustizia e organizzato l'immediata consegna.
La notizia è stata rivelata da Nbc e ha messo la Casa Bianca in grande imbarazzo. La portavoce di Biden, Karine Jean-Pierre, è stata inondata di richieste di chiarimenti dai giornalisti presenti al briefing quotidiano alla Casa Bianca, ma ha dribblato le domande, senza mai scendere nei particolari. Ha solo concesso che la questione viene seguita "seriamente". "Io non risponderò su questo tema - ha detto - è un procedimento in corso".
La prima serie di file era stata scoperta il 2 novembre, sei giorni prima delle elezioni di metà mandato, l'8 novembre, ma la notizia è stata tenuta riservata. I legali di Biden hanno consegnato l'indomani i file ai funzionari dei National Archives, gli Archivi di Stato a cui tocca per legge conservare tutti gli atti dei presidenti e vicepresidenti, una volta finito il loro mandato.
Come nel caso di Donald Trump, che si era portato nel resort di Mar-a-Lago, in Florida, più di trecento dossier, tra cui molti considerati "top secret", anche Biden deve chiarire perché i suoi dossier si trovassero in un ufficio privato.
Questo doppio colpo di scena in pochi giorni ha spinto i Repubblicani a invocare la nomina di un "super procuratore", perché indaghi sulla vicenda, come quello già scelto dal dipartimento Giustizia per fare luce sulla gestione dei documenti presidenziali da parte di Trump.
Se la portavoce della Casa Bianca è parsa per la prima volta in difficoltà, Biden non è stato da meno. Pressato dai reporter durante il suo viaggio ufficiale in Messico, il presidente si è limitato a dire di essere rimasto "sorpreso" dalla scoperta dei documenti, e di non conoscerne i contenuti. Sulla seconda serie di file scoperti non ha fatto commenti.
Lo scontro politico è solo all'inizio. Il Repubblicano Mike Turner, deputato rappresentante dell'Ohio e presidente della commissione Intelligence, ha contattato il direttore delll'intelligence Avril Haines, dicendo che la decisione di Biden di tenersi documenti riservati è una "potenziale violazione delle leggi che proteggono la sicurezza nazionale, inclusi l'Espionage Act e il Presidential Records Act", cioè una legge che vieta interferenze sulla sicurezza militare e nazionale degli Stati Uniti e l'obbligo di un presidente, e vicepresidente, di consegnare tutti i documenti ufficiali. Nel caso di Trump i Repubblicani non avevano ravvisato nessuna violazione, nonostanate il tycoon non solo avesse portato via dalla Casa Bianca molti più documenti, ma aveva fatto resistenza per più di un anno prima che gli agenti Fbi, dopo un raid in agosto a Mar-a-Lago, erano riusciti a sequestrarli.