AGI - Scontri a fuoco, attacchi terra-aria, aeroporti assediati, voli cancellati e auto in fiamme. Fuoco e terrore. La rivolta dei Narcos ha già fatto almeno 29 morti tra militari e affiliati alle bande criminali.
Sinaloa è uno Stato in rivolta dopo l’arresto di Ovidio Guzman - figlio del super boss del narcotraffico Joaquin "El Chapo" - catturato ieri a Culican e poi trasferito a Città del Messico dove è rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di El Altiplano.
È da questo stesso carcere che suo padre "El Chapo" era evaso nel 2015 sfruttando un tunnel scavato sotto la doccia della cella.
Già nell'ottobre 2019, Ovidio Guzman fu arrestato, poi rilasciato per ordine del presidente Obrador dopo una violenta rivolta a Culiacan seguita alla sua cattura. "Abbiamo evitato così un bagno di sangue": si giustificò allora il politico messicano.
Intanto sono ore di tregua (armata) ma le cicatrici non si cancellano. La furia del cartello di Sinaloa contro l’esercito è stata intensa: 24 ore di proiettili e sangue. Per riprendere il controllo di Culiacan - la capitale dello Stato di Sinaloa dove abitano 800mila pesone - sono stati impiegati 4.500 soldati. Tank in strada, posti di blocco, una città militarizzata.
Intanto dopo la guerriglia urbana il giudice federale di Città del Messico ha bloccato l'estradizione negli Usa di Guzman, 32 anni, detto El Raton (Il Topo). La consegna agli Usa del figlio di “El Chapo” è legata a procedure legali ma c’è chi non esclude che la mano armata dei Narcos possa condizionare le operazioni. Si teme insomma, una nuova ondata di violenza scatenata dal cartello di Sinaloa nel caso di un trasferimento negli Usa.
Il ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard ha confermato l'esistenza di un mandato di arresto negli Stati Uniti che risale 19 settembre 2019. Ma, ha spiegato, l'eventuale estradizione di Guzmán non sarà immediata a causa delle formalità previste dalla legge, e perché anche in Messico ci sono procedimenti legali a suo carico.
Alcuni media messicani riportano che dopo l'udienza preliminare nel carcere federale di massima sicurezza di Altiplano, un altro giudice federale ha disposto che El Raton resti in detenzione preventiva per 60 giorni ai fini dell'estradizione.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden arriverà nella capitale messicana lunedì prossimo per una serie di impegni. Washington aveva offerto cinque milioni di dollari per la cattura di "El Raton". Tuttavia, il ministro degli Esteri messicano,
Marcelo Ebrard ha negato qualunque legame tra i 'soldi' a stelle e strisce e la cattura del sospetto narcotrafficante.
In attesa degli sviluppi giudiziari rimangono le immagini di una giornata di ‘follia’: i passeggeri a bordo di un aereo civile in fase di decollo bersaglio dei banditi che imbracciano fucili automatici. Stazioni di benzina in fiamme, posti di blocco. Una città trasformata in una giungla. Un solo arresto ha scatenato l’inferno in una terra (quasi) di nessuno.