AGI - La Federal Trade Commission ha proposto una norma “per vietare ai datori di lavoro di imporre clausole di non concorrenza ai lavoratori”, una pratica diffusa che, secondo gli economisti, “sopprime la retribuzione, impedisce la formazione di nuove società e aumenta i prezzi al consumo”.
Insomma, il divieto renderebbe illegale per le aziende “stipulare contratti di non concorrenza con i dipendenti o continuare a mantenere tali contratti se già esistenti”, e richiederebbe che le aziende con clausole di non concorrenza attive “informino i lavoratori che sono nulle”. Tali accordi, in genere, “impediscono ai lavoratori di ottenere posti di lavoro presso un concorrente di un datore di lavoro attuale o precedente per un periodo definito”.
Tuttavia, la Ftc stima che “vietare i contratti di non concorrenza aprirebbe nuove opportunità di lavoro per 30 milioni di americani e aumenterebbe i salari di 300 miliardi di dollari all'anno”. Se emanata, la norma potrebbe però provocare onde d'urto in un'ampia gamma di settori. Nel frattempo, però, un sondaggio del 2014 rileva che quasi il 20% dei lavoratori negli Stati Uniti “è vincolato a clausole di non concorrenza in una varietà di lavori, dai parrucchieri agli ingegneri del software agli infermieri” e che “questi contratti hanno costretto i lavoratori ad assumersi un sacco di debiti durante lunghe ricerche di lavoro” escludendoli dalle loro stesse professioni o indirizzandoli verso industrie a basso reddito.
Secondo il Post la norma proposta, raccomandata dal presidente Joe Biden come parte di un ordine esecutivo del 2021, “è il primo grande colpo della Ftc per estendere i confini dell'applicazione dell'antitrust per conferire potere ai lavoratori americani”. Tanto che la presidente della Ftc, Lina Khan, nominata proprio da Biden ha promesso di "utilizzare tutti gli strumenti nella nostra cassetta degli attrezzi" per frenare il comportamento anticoncorrenziale delle aziende. E ha affermato che la norma viene proposta a causa di "una serie di prove economiche" che ora mostrano "i modi in cui le clausole di non concorrenza minano la concorrenza”.
Ovvero, a suo avviso, "i non concorrenti stanno sostanzialmente rinchiudendo i lavoratori, il che significa che non sono in grado di eguagliare i lavori migliori per loro", ha detto Khan. E "se questa regola dovesse essere finalizzata ed entrare in vigore costringerebbe i datori di lavoro a competere più vigorosamente sui lavoratori in modi che dovrebbero portare a salari più alti e migliori condizioni di lavoro, iniettando sostanzialmente concorrenza nel mercato del lavoro".
L'uso delle clausole di non concorrenza, scrive il Post, “risale a centinaia di anni fa”. Tali restrizioni erano originariamente intese “a proteggere i segreti commerciali di un'azienda, ma negli ultimi anni sono diventate particolarmente comuni nei contratti di lavoro - per lavoratori a basso salario, colletti bianchi e dirigenti allo stesso modo - consentendo alle aziende di beneficiare di una minore concorrenza su tutta la linea”.